Rock Impressions

Geoff Leigh & Yumi Hara - Upstream GEOFF LEIGH & YUMI HARA - Upstream
Moonjune
Distribuzione italiana: IRD
Genere: Jazz / Sperimentale
Support: CD - 2009

I dischi della Moonjune spesso non sono dischi facili e questo non lo è di certo, per i meno esperti di prog il flautista e saxofonista (oltre che appassionato anche di percussioni) Geoff Leigh è stato un componente degli Henry Cow, fra i massimi esponenti del free jazz applicato alla scuola di Canterbury, in seguito Geoff ha fatto parte anche di altri nomi molto importanti della scena più sperimentale ed innovativa della musica inglese ed oggi la sua attività è ancora nel segno della ricerca e della sperimentazione. La pianista e cantante giapponese Yumi Hara ha suonato con gente del calibro di Hugh Hopper (Soft Machine) e David Cross (King Crimson). Quando due personalità così si incontrano c’è poco da star tranquilli.

Upstream è un disco visionario, in cui i due virtuosi si liberano per dar vita a musiche emozionali ed ultraterrene. La title track è molto poetica, col flauto in bella evidenza, anche la seconda “The Mountain Laughs” è simile, ma le tastiere sono inquietanti e solenni, che contrastano con la libertà quasi giocosa del flauto, il risultato è alquanto suggestivo. Musica totalmente imprvvisata, che nel jazzismo di “The Strait” esprime tutta la sua libertà, Hara suona in modo davvero impressionante, che contrasti col sax di Leigh, anche se occorre un orecchio un po’ allenato per seguire le loro evoluzioni. “Stone of the Beach” si rifà alla tradizione musicale nipponica, quasi incomprensibile per l’orecchio occidentale, suoni lenti, meditati, essenziali, un oriente che resta coperto dal mistero e proprio per questo affascina e inquieta. Interessante “A Short Night”, che contiene dei momenti di improvvisazione veramente belli. La tradizione antica del Sol Levante torna in “At the Temple Gate”, molto più grave, con atmosfere quasi gotiche e spettrali. “Something About the Sky” chiama in causa la tradizione tibetana, un brano intriso di misticismo orientale, anche in questo caso servono delle chiavi di lettura per assaporare fino in fondo la proposta di questi due musicisti molto fuori dal comune. “Dolphin Chase” è ai limiti del rumorismo, l’improvvisazione è totale, per me questo è il brano più difficile del disco, con la Hara che sembra Diamanda Galas e Geoff che martirizza il suo sax. Chiude la parata la poetica “The Siren Returns”.

Non c’è che dire, Upstream è un disco impegnativo, anche se probabilmente i due artisti hanno dato libero sfogo alle proprie energie senza troppi calcoli, quindi c’è da pensare che per loro sia stato molto più facile suonarlo di quanto lo sia per noi ascoltarlo, ma ovviamente anche noi abbiamo la nostra parte di piacere. GB


Indietro alla sezione L

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | MySpace | Born Again |