Rock Impressions

Litai LITAI - Litai
Open Mind
Distribuzione italiana: Lizard
Genere: Jazz Prog
Support: CD - 2012

In ambito musicale capita anche di vincere prima un concorso (Omaggio A Demetrio Stratos) e poi di esordire discograficamente. Ciò è accaduto ai veneziani Litai, autori di un Jazz Prog marcato e dalle spigolature Crimsoniane. Il genere proposto dal quartetto non è sicuramente dei più commerciali, ma si indirizza verso un pubblico preparato ed attento.
Stefano Bellan (batteria), Mattia Dalla Pozza (sax), Francesco Piraino (chitarra) e Michele Zavan (basso), ci accompagnano verso un viaggio lungo otto tracce per una durata di cinquanta minuti di musica.

Ascoltare "Vadapianov" che apre il disco è come fare un salto sia nel tempo che fra generi musicali quali il Prog, il Jazz e la Scuola Di Canterbury, un concepimento strutturale al quale bisogna dedicare attenzione. Non passano di certo inosservati i giri di chitarra in stile Fripp (quello più recente) sopra i quali il sax di Pozza si diverte a rotolare. Brividi scorrono sulla pelle all'ascolto dell'intro arpeggiato di "Bagnasco", sensazioni dettate dal profumo degli anni '70 che emana la musica. Queste di tanto in tanto fanno capolino fra le note che comunque tendono a restare relegate ad un contesto più moderno. Ovviamente non possono mancare i cambi di tempo ed umorali, i Litai tendono a muoversi in base alla loro apertura mentale, senza vincoli o restrizioni di sorta. Buono il lavoro della ritmica a dimostrazione di una band coesa e per nulla inesperta.

"Babinia" in alcuni tratti mi fa ritornare alla mente gli Arti & Mestieri, per poi però lasciarsi andare verso contesti più attuali, una sorta di Akinetòn Retard (per chi conoscesse questi cileni) all'italiana. Narrazione vocale introduce "Cantico", acido e tagliente, una sorta di Area più King Crimson, il tutto sempre sotto la supervisione del sax.
"Hybris" ha il retrogusto dei paesi nordici e l'artwork del disco ad opera di Marta Cupoli, ben rappresenta la situazione con grigiore e nebbia. Rabbia e dolore nel cantato recitato. Così è anche per "Olio Su Tela", qui cadono proprio a pennello (scusate il gioco di parole) i termini degli Arti & Mestieri di "Tilt": "Immagini Per Un Orecchio".
Ritmiche stoppate aprono il brano che si sviluppa fra sussurri e buoni basi ritmiche dettate dal preciso basso di Zavan. Quando parte la chitarra elettrica, personalmente mi giungono alla mente i Landberk, ma i Litai fanno presto a cambiare nuovamente strada. Questo è uno dei brani che apprezzo di più.
"Oltraggio" prosegue il cammino di ricerca strutturale e a questo punto dell'album l'orecchio si è piacevolmente adeguato all'andamento della situazione. "Kamasutra Gong" chiude il discorso e mi ritornano alla mente di nuovo le band nordiche, ma questa volta si trattano degli Anekdoten.

Avrete dunque notato la quantità di paletti che vi ho piantato per i punti di riferimento stilistici, molti nomi a paragone e questo dimostra la preziosa proposta dei veneti. Un disco non scontato ed aperto a tante soluzioni, sono certo che alcune di loro piaceranno ai più "open mind" di voi. MS

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