Ieri
sera sul palco del Motion di Zingonia sono saliti i ritrovati Living
Colour, occasione eccezionale per rivedere lo storico gruppo newyorkese,
che di fatto ha lanciato il crossover fra il funky e l'heavy metal,
in tour per presentare il nuovo album Collideoscope.
Il locale era pieno di spettatori e fra il pubblico si coglieva una
folta schiera di musicisti accorsi ad ammirare i quattro formidamili
musicisti. Come la band sale sul palco non ce nè più
per nessuno: Vernon Reid è un virtuoso incontenibile e istintivo,
il suo approccio alla chitatrra è selvaggio (è un complimento!),
non ha nulla di impostato o di scolastico, i suoi fraseggi possiedono
una intensità dirompente che tiene l'audience inchiodata ad
ammirare, sul palco è un vero animale, salta scherza, incita
i compagni, incanta. Doug Wimbish ha una forza straordinaria oltre
ad una grande carica di simpatia che contagia tutti, quando attacca
a pompare sul basso non c'è più nessuno che riesce a
stare impassibile al ritmo imposto dal nostro. Will Calhoun in apparenza
è quello che sembra più tecnico, fa delle cose da panico
con una precisione disumana, ma ascoltando con più attenzione
si capisce che è solo questione di feeling. Corey Glover è
un cantante fenomenale, ha una potenza incredibile e anche una grande
estensione (mi ha buttato giù un timpano!), gioca col pubblico,
lo tiene in pugno come un incantatore trascinandolo sulle onde di
una musica irresistibile.
Il repertorio proposto verteva in larga parte sui nuovi brani dove
troviamo con grande sorpresa la cover di "Back in Black"
con un Glover che imita alla perfezione Johnson riuscendo anche a
superarlo. Il secondo brano proposto è "Funny Vibe"
e il pubblico esplode in un boato di approvazione, ma anche i nuovi
brani vengono accolti con calore. I Living mantengono fede alla loro
tradizione e offrono uno spettacolo multicolore, spaziano dal reggae
al metal estremo, passando anche per il jazz sperimentale, il tutto
proposto con una grande naturalezza. Le nuove tecnologie si mischiano
e giocano con la tradizione, così vediamo i tre strumentisti
dotati ciascuno di un computer che usano come uno strumento aggiuntivo,
anche se rimane assolutamente in primo piano l'uso più "classico",
se si possono definire "classici" i suoni che Reid e compagni
estraevano dai propri strumenti. In chiusura viene proposta "Cult
of Personality", il brano che li ha imposti all'attenzione del
grande pubblico e che resta il loro pezzo più incisivo e trascinante.
Sono veramente felice che questo gruppo sia tornato e che sia in splendida
forma e penso che mi ricorderò per un bel pezzo la loro esibizione.
GB
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