Alcuni anni fa avevamo recensito il secondo album di questo supergruppo
italiano, un disco che aveva saputo colpire la mia immaginazione,
così ero molto curioso di poter ascoltare questo nuovo lavoro.
Il gruppo si rifà a sonorità volutamente vintage, qui
in particolare e è evidente il dominio dell’hammond e
del mellotron, il primo nome che mi viene in mente è quello
di Brian Auger.
All’interno del disco troviamo otto tracce più due bonus
tracks. Sei sono i brani originali, due le cover, che preferisco chiamare
“omaggi”. Di queste una è proprio di Auger, “Tropic
of Capricorn” incisa coi Trinity insieme a Julie Driscoll, l’altra,
“Ray Ban”, di Torossi che credo pochi di voi conoscano.
Infine le due bonus sono una di Zawinul e una di Montgomery, una scelta
di qualità.
Il lavoro è interamente strumentale, giri vorticosi di organo
e roboanti partiture che sembrano suonate in presa diretta, con un
gruppo di appoggio che costruisce un solido substrato al tastierista
Gianluca Gerlini, ovviamente gli amanti delle sonorità richiamate
avranno parecchio da crogiolarsi. Un disco che sembra uscire dalle
nebbie del passato e che vive di passione pura. GB
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