E’ pop elegante quello che s’allunga zig-zagando fra queste
undici, belle e solo apparentemente semplici canzoni, intessute dalla
particolare voce di questa autrice proveniente dal sud della Svezia
ma originaria di quell’Islanda così feconda che tante
volte si è rivelata sorprendente fucina di talenti. “Blondie”
è puro genio: lasciandosi guidare da candidi vocalizzi, sale
e scende disegnando un quadro sonoro incantevole, anche grazie al
fondamentale apporto del polistrumentista Christoffer Lundqvist e
di un gruppo coeso di musicisti.
Edda crea, inventa, osa. Un pugno di foglie rinsecchite, lanciate
nell’aria e sospinte dal vento lontano, lontano, e lo sguardo
rapito d’un bimbo ad osservar il prodigio… La filastrocca
“Beatle”, poi “Magpie’s nest” ed “Ancient
star my innocent heart” punteggiate da un pianismo sghembo a
sostegno d’un canto che si leva chiaro, dolce ma deciso (il
testo di “Magpie’s…” cela dei velati riferimenti
politici, perché la realtà che ci circonda non va taciuta,
e la forza delle proprie idee non va repressa), con una “Handsome”
poppy al punto che potrebbe piacere alle radio meno ottuse, quanti
ingredienti per una pietanza unica! Lo strumentale “Hur jag
foerestaeller mig det aer att segla” (“How I image sailing”)
profuma davvero dell’aria salmastra d’un porto di mare,
ed il grigio dei pastrani di pesante lana indossati dalle donne riunite
sulla banchina a salutare mariti e figli in partenza per una lunga
nottata di pesca si confonde coll’azzurro cupo delle onde schiumanti.
“Falling asleep to a kitchen conversation” scherza felice
col pentagramma e col non-sense, “Sound of arrivals” immaginatevela
interpretata nella penombra d’un piano bar, col vecchio maestro
ad ascoltare estasiato la prova della sua allora allieva: ore ed ore
trascorse a ripetere il medesimo esercizio che hanno evidentemente
dato i loro frutti. In “One man show” non potrete non
pensare alle produzioni più autorevoli di Peter Gabriel, mentre
scorre il tempo sul display del lettore cd, perchè saper condensare
in così poco tempo tanta classe è proprio solo dei talenti
più puri. Con “Jormine” la graziosa Edda ci lascia,
accomiatandosi in punta di piedi, canticchiando mentre percorre il
vialetto di ghiaino scricchiolante, fra il cinguettio impertinente
degli uccelli cha fa da sfondo alla sua meravigliosa voce…
Disco semplicemente meraviglioso, sorprendente, di quelli che ci inducono
ad indugiare fra le pagine ingiallite d’un vecchio dizionario
alla ricerca di qualche vocabolo desueto, ma perfetto per definirne
la compiuta grandezza. Perché allora aggiungere altro, se non
che pure il booklet è opera di Edda… ed è perfetto
specchio del suo mondo, quello d’una bambina che sa di essere
cresciuta, o d’una adulta che sa d’esser stata bimba…
AM
Sito Web |