Ci sono dischi dove regna un senso di drammatica disperazione, sono dischi di denuncia, che usano la violenza sonora come un atto d’accusa contro le cose che non vanno e tutti sappiamo che ce ne sono tante. Non è compiacimento che trova nella violenza sonora il proprio fine ultimo, perché di certo non è facile restare indifferenti di fronte ad una simile proposta musicale, il fatto è che bisogna trovare la capacità di andare oltre e di leggere il disagio e le cause di tanta rabbia. I messicani Majestic Downfall si presentano con questo album di debutto che si pone come crocevia fra il doom metal e il black metal.

Il disco è composto da cinque lunghi brani dalle strutture molto complesse, anche se la base è facilmente identificabile in un doom con cantato gutturale, ereditato dal black metal, i risultati sono tutt’altro che scontati. Il clima che si respira è torrido, caustico, brucia da far male, una violenza difficilmente condivisibile, ma come detto in apertura non è violenza fine a se stessa, non bisogna mai sottovalutare un grido di disperazione. Comunque sia l’elemento caratterizzante di questo lavoro è proprio la disperazione, che traspare da ogni singolo solco del cd, non c’è luce, non c’è via d’uscita. Solo in chiusura i toni si ammorbidiscono sulle note suggestive di una chitarra acustica, ma è davvero poco per cambiare il colore cupo che regna su tutto il resto dell’album.

Personalmente non amo il cantato growl, ma trovo che in questo contesto sia riuscito con grande efficacia espressiva, molto buono anche il livello compositivo, che nonostate il genere “pesante” non ho trovato faticoso. Tuttavia, mi piace ascoltare musica da cui traspare anche una nota di speranza, in questo disco non c’è neanche l’ombra, ma questa è una riflessione personale che lascio a voi giudicare. GB