Verso
la fine degli anni ’90 il bassista Andreas Andersson mette il
seme di quello che nel 2004 prenderà il nome di Majestic Vanguad
e questo “Beyond The Moon” (dopo il demo d’esordio)
è il loro primo disco. La formazione è quella classica
composta da cinque elementi, oltre Andreas troviamo Peter Sigfridsson
al Microfono, Samuel Freden alle tastiere, Johan Abelson alla chitarra
e Daniel Eskilsson alla batteria.
Da dove possono provenire, con la musica che suonano, se non dalla
Svezia? La copertina è molto bella, con atmosfere tetre e decadenti
che fanno ben presagire ad un probabile connubio emozionale. Si comincia
con l’introduzione classica (in tutti i sensi) “One Journey
(intro 99)” per addentrarsi nel loro mondo fantastico attraverso
“The Great Eternity”. Le tastiere fanno da sottofondo,
le chitarre in evidenza e cori ben dosati, il tutto sopra una ritmica
veloce ed attenta. Peter ha una bella voce ed il brano si evolve in
maniera che non ti aspetti, con tanto di crescendo, tastiere e violino
per un esplosione finale che lega alla perfezione con la successiva
“Emotions Of A Picture”. Certo che d’influenze se
ne sentono, ma non voglio nominare nessuno, perché la bravura
dei svedesi sta proprio nell’assimilarle e renderle personali.
Le evoluzioni strumentali all’interno della canzone sono veramente
uno spasso. Si prospetta un esordio con i fiocchi. Lento mid tempo
e sensazioni grevi in “Beyond The Moon”, pezzo emotivo
con un buon momento di chitarra classica nella fase centrale a testimonianza
di una buona preparazione tecnica strumentale.
“Tears In Neverland” corre, rallenta, ci aspetta e ci
lascia, un buona prova corale, certo i testi sono fantastici e fiabeschi,
ma questo è l’argomento preferito generalmente da questo
tipo di musica e comunque ben si sposa all’insieme. Attenzione
alla traccia sei, quasi due minuti di arpeggi di chitarra classica
che sfondano il cuore e soprattutto attenzione all’attacco della
successiva “Don’t Want To Be An Actor”, buon motivo
dal ritornello orecchiabile ottimo per le esibizioni live.
Gli otto minuti di “Take Me Home” sono meravigliosi, così
la sua introduzione voce, piano, violino e tastiere. Segue la simpatica
e spensierata “Foot Prints”, i Majestic Vanguard quando
vogliono sanno anche essere allegri. Splendida la chiusura di “Mystic
Eye”, sunto di tecnica e classe.
Questo è Heavy Metal al confine fra Power ed AOR, gli amanti
del genere sono avvisati, aprite il vostro tacquino e segnatevi questo
nome, non vi sbagliate sicuramente. MS |