Questo
disco è la dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che
in patria abbiamo dei musicisti che non hanno assolutamente nulla
da temere dai rivali stranieri. Il problema è sempre il solito:
per quanto i tempi siano cambiati noi non siamo mai diventati un popolo
di rockettari e questo è l'unico motivo per cui i nostri artisti
fanno così tanta fatica ad emergere.
Manfredini ha iniziato a farsi conoscere negli anni ottanta, pubblicando
due libri didattici. Negli anni novanta pubblica un paio di dischi
solisti e altri due con il gruppo Blizzard, in più ha una discreta
serie di collaborazioni. La sua fama però è rimasta
circoscritta agli appassionati della sei corde, mentre avrebbe meritato
ben altre platee.
Anche questo terzo disco solista è interamente strumentale,
ma sposta il baricentro verso un rock blues molto intenso e ricco
di sfumature. In questa avventura è accompagnato da una serie
illustre di musicisti fra i quali spiccano Walter Calloni e Lorenzo
Poli, mentre come fonico troviamo Andrea Corsellini che a inizio carriera
ha lavorato con Strana Officina, Sabotage e Death SS.
"Stomping Groove" è un brano diretto con un riff
che si stampa subito in mente, hard blues nella migliore tradizione.
"Guantanamo" è un brano più strutturato con
molte parti di chitarra da gustare, forse a tratti ricorda il Santana
più rock, ma resta un gran bel sentire. "Newport Bridge"
è un hard rock americaneggiante, con uno splendido solo di
tastiere. "Memories" è un blues lento e malinconico
con Gae che si esprime in solos veramente ispirati. "Cuban Nights"
richiama ancora prepotentemente in causa il mago del latin rock, mentre
in "Isn't She Lovely" ci si sposta verso un piacevole rock
jazzato. Finalmente in "Heavy Load" si torna in territori
a noi più consoni.
Il disco è suonato in modo impeccabile, il fatto di essere
strumentale lo destina per lo più agli appassionati del genere,
ma può piacere anche a tutti gli amanti della buona musica.
GB
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