I
partenopei Marshall crescono a dismisura, dopo due anni dal buon debutto
dal titolo “Garden Of Atlantis” li riascoltiamo oggi con
piacevole stupore. La maturazione è non solo nel songwriting,
ma anche nella personalità e nel cantato di Bruno Fasulli.
Voci Growl si alternano a fasi pulite e richiami agli anni ’70
danno alla torta sonora la giusta ciliegina. Un curato dosaggio degli
arrangiamenti, assieme ad una buona produzione, sono una piacevole
sorpresa. Considerando la miriade di prodotti scadenti che ci investono
in questo periodo dell’era tecnologica, costui è un vero
toccasana.
Che il disco viaggi su di un songwriting curato e maturo lo ascoltiamo
già nell’iniziale “Mission Empire”. Ci sono
lampi di Symphony X, di Queensryche, addirittura qualche scaglia di
Savatage e udite, udite un breve coro a cappella stile Gentle Giant.
La ritmica di Lino Mazzola (basso) e Ly Holestone (batteria) è
molto preparata e dobbiamo esserlo anche noi nel proseguo del cd,
visto che di soluzioni dissonanti ne incontreremo veramente tante.
Un turbinio di influenze, i Marshall sono molto Progressive Metal,
ma anche geniali, come negli interventi a sorpresa della brava Marilena
Pace (voce soprano). Le tastiere di Marco Signore fanno da legante
in questo ribollire di strumenti. Spettacolare e possente “Flower
Of Hell”, ma il culmine di “Pages From The Past: Tome
1” viene raggiunto negli undici minuti di “Krakatu”,
in esso è racchiuso tutto quello che un Prog fans desidera
sentire. C’è da godere nei strepitosi assolo di chitarra
di Joe Dardano, un talentuoso strumentista da tenere sotto osservazione.
Se un disco del genere lo avesse composto un gruppo straniero e per
giunta inglese o svedese allora adesso molti scribacchini griderebbero
al miracolo, ma questa volta è la bandiera italiana ad alzarsi
in alto, molto in alto. Cari Marshall, tanto di cappello. MS |