Fra
le band nate nel momento sbagliato hanno un posto d’onore questi
Marshall Law di Birmingham. Nati alla fine degli anni ’90 e
autori di un power metal di fattura più che buona, ma che ormai
stava riscuotendo un interesse di pubblico decrescente non sono mai
riusciti a diventare dei big del genere. La band ufficialmente si
sciolse dopo questo album, ma dopo qualche anno di stop riemerse dall’ombra
ed ha da poco rilasciato un nuovo album, Razorhead, il quinto in studio
della loro tormentata discografia.
Il riffing ultraclassico dell’iniziale “Chain of Youth”
ci cala subito in un sound senza tempo, puro heavy metal, squarciato
da un urlo del singer Andy Pyke, un’ugola perfetta, ideale crocevia
fra Halford, Dee Snider con un pizzico di ruvidezza in più.
Si ascolta ancora metallo compatto e penetrante anche nella seguente
“Another Generation”, una vera prova di forza, prima della
ballatona “No Justice”, che dosa bene melodia e mid tempos,
ricca di pathos come tradizione vuole. “Searching For Paradise”
apre con un arpeggio delicato, ma poi entra una sezione ritmica devastante,
che macina tutto quello che incontra e inizia un inarrestabile headbanging,
anche se il brano risulta un po’ ripetitivo. Migliore è
il riffing molto aggressivo di “Naked Aggression”, uno
dei brani migliori del disco, che non a caso è stato scelto
per il singolo di lancio del disco. La versione singolo è presente
come bonus track. La title track è la sesta traccia, un bel
metallo teatrale di buon spessore, non sorprende che sia stata scelta
per dare il titolo al disco. “Edge of the World” mantiene
un certo livello, ma senza aggiungere. Buona “Psichodrama”,
che come suggerisce il titolo ha un ottimo sense drammatico, metal
oscuro. “Dead Zone” ha un buon senso melodico, altro esempio
di buon power metal fatto col cuore. La conclusiva “Leviathan”
sembra quasi voler sconfinare nel dilagante Death Metal, non è
il territorio di questa band e si sente.
Se questa band fosse nata qualche anno prima sarebbe annoverata tra
i grandi del genere, invece ha sofferto di essere arrivata un po’
tardi sui tempi. Oggi Power Game può tranquillamente essere
guardato come un ottimo esempio di Metal ottantiano all’inglese
ed essere riscoperto con la dovuta serenità. GB
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