Sinceramente avevo perso speranza nel riascoltare i Martigan, buona
band della Germania dalle influenze IQ, Pendragon , Jadis, Pallas,
Marillion tanto per indicarvi l’area in cui operano. Li avevo
lasciati nel 2009 con l’ottimo “Vision”, un album
che allora reputai fra i migliori usciti in quel periodo. Probabilmente
sulla scia di un ritorno inaspettato al successo del genere, i Martigan
oggi hanno preso nuova linfa e si gettano nuovamente in pasto agli
amanti del New Prog.
“Distant Monsters” è il quinto album da studio
senza considerare live o raccolte. Iniziano la carriera discografica
nel 1995 con “Stolzenbach”, crescendo disco dopo disco,
e giungono a noi oggi con la formazione modificata solamente al basso
che non è più in mano a Peter Kindler ma a Mario Koch.
Completano Bjorn Bisch (chitarra), Oliver Rebhan (tastiere), Kai Marckwordt
(voce) e Alex Bisch (batteria).
Ritornano con ben 75 minuti di musica, New Prog sinfonico e altresì
variegato, con tematiche favolistiche inerenti a mostri di pietra
ben descritte nei testi contenuti all’interno del cd, in un
libretto d’accompagnamento ricco e particolareggiato. Otto tasselli
sonori suddivisi fra canzoni di media, breve e lunga durata.
Apre “Theodor’s Walls” con un suono ben registrato,
colpisce subito il piano e il greve incedere delle strumentazioni
a seguire, con la chitarra e la batteria in evidenza. Il cantato in
inglese dalla voce di Kai, descrive l’enfasi misteriosa ed epica
della storia. Il ritornello è decisamente ispirato allo stile
Pendragon. Elettronica nella parte centrale del brano con assolo di
chitarra d’effetto che nel susseguirsi lascia spazio anche ad
interventi Metal. Le tastiere fanno da sfondo come il genere ci insegna
per un risultato sicuramente d’effetto ed emozionante.
Nel New Prog c’è una caratteristica predominante, l’inciso
ha la stessa valenza del ritornello, entrambi i particolari sono curati
in forma melodica nell’eguale maniera, questo lo si evince anche
dall’ascolto di “Lion (White, Wild & Blind)”.
Altro fattore che troviamo spesso, anche in tutto il disco, è
l’uso degli assolo di chitarra, come facevano i Marillion, Pendragon
ed IQ, quei momenti ariosi che danno respiro all’intero brano,
mostrando di se oltre che la capacità compositiva, anche la
parte tecnica.
“Simplicius” è un brano introspettivo, “Complicius”
gioca sulle ritmiche, ma il livello sale ancora con la suite “The
Lake”, sunto di un intero genere oltre che dello stile Martigan.
“On Tiptoe” richiama l’intro di “Theodor’s
Walls”, canzone che si basa molto sull’enfasi dell’esecuzione,
la più breve dell’album con i suoi cinque minuti e mezzo.
“Fire On The Piper” è un'altra mini suite, carica
di energia e ben strutturata. Chiude a mio avviso la canzone più
bella dell’intero disco, “Take Me Or Leave Me”,
forse perché anche io sono un inguaribile romantico per quello
che concerne il New Prog, mi ricordano i migliori Pallas.
“Distant Monsters” dopo l’ascolto non può
lasciare indifferenti nessuno, figuriamoci un amante del New Prog,
qui troverete acqua con cui dissetarvi. Fa piacere vedere nel 2015
che ancora il genere gode di buona salute. Ben tornati Martigan. MS
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