Chi ha detto a fine anni ’80 e primi ’90 che il Neo Progressive
italiano avrebbe avuto vita breve? Una storia che mi è capitata
spesso di leggere o ascoltare da differenti fonti. Ci sono passato
con L’Heavy Metal, sempre tacciato di breve vita e guardate
invece ancora oggi quanto è attuale. Ovviamente stiamo parlando
di Neo Prog Rock un genere circoscritto, mai dalle vendite roboanti,
tuttavia i pochi usufruitori sono affamati e quindi informati ed attenti
al fenomeno.
Quando si parla di Neo Prog (o New Prog), è impossibile non
nominare i padri del movimento, ossia i Marillion del grosso e grande
vocalist scozzese Fish, vero e proprio punto di riferimento per numerose
band al mondo a partire dai primi anni ’80.
I Marygold nascono a Verona nel 1994 dalle ceneri dei Wildfire, proprio
una cover band di Marillion e soci. Dopo una intensa attività
live data anche da brani inediti e diversi cambi di line up, nel 2006
è la volta dell’esordio su disco dal titolo “The
Guns Of Marygold”. L’anno successivo aprono il concerto
del Balletto Di Bronzo al “Verona ProgFest”, successivamente
giungono ad un periodo di stand by, chiamiamolo “riflessivo”,
dovuto a trasferimenti e problemi lavorativi. Ma in questi anni non
sono mai restati con le mani in mano, le canzoni vengono comunque
concepite e create, ed oggi vengono raccolte in questo nuovo album
dal titolo “One Light Year”. La formazione è composta
da Guido Cavalleri (voce, flauto), Massimo Basaglia (chitara), Marco
Pasquetto (batteria), Stefano Bigarelli (tastiere) e Marco Adami (basso).
In “One Light Year” ci sono sette canzoni che palesano
la crescita della band , sia a carattere compositivo che esecutivo.
Il cantato è in lingua inglese ed il disco si apre con i sette
minuti di “Ants In The Sand”. Si denota sin dalle prime
note l’importanza del supporto delle tastiere, stile inconfondibile
del Neo Prog. Di tanto in tanto si presentano momenti sognanti, al
limite della Psichedelia, dettati dall’influenza che Steven
Wilson negli ultimi anni ha apportato nel genere Progressive Rock
in senso generale. La voce femminile in “Ants In The Sand”
è di Irene Molesini.
Più calda nell’inizio la canzone “15 Years”,
riflessiva nel suo incedere spezzato per poi lanciarsi successivamente
in territori Marillion. Due le suite contenute nell’album, una
si intitola “Spherax H20”, e qui la band mette in vetrina
tutte le caratteristiche che la contraddistinguono. In questo movimento
si incastrano perfettamente passato e presente, compreso il flauto
in stile Genesis era Gabriel. Davvero un bel pezzo. La seconda è
la conclusiva “Lord Of Time”, altro pezzo da novanta che
fa del genere un filone che sa unire diverse generazioni di ascoltatori.
Da sottolineare la strumentale e ricercata “Without Stalagmite”,
momento che spezza opportunamente l’ascolto del disco, e nel
complesso tutto l’insieme ne trae giovamento.
“One Light Year” è un disco che ben si fa ascoltare,
con numerosi momenti di buona musica fra melodie da scoprire e buona
tecnica strumentale, qui i Marygold confermano la crescita. MS
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