Questi ragazzi di Vigevano sono arrivati al quarto album, ma non so
in quanti si siano già accorti di loro. Musicalmente sono molto
validi, del resto al giorno d’oggi chi fa prog lo fa esclusivamente
per passione, perché i ritorni sono davvero pochi, e questa
tenacia fa onore a questi ragazzi.
Il loro sound è continuamente in bilico fra passato e presente
grazie ad una sperimentazione volta a mescolare sonorità classiche
(in senso prog) con sperimentazioni elettroniche e talvolta rumoriste,
ai limiti del jazz. In questo senso proseguono un percorso stilistico
che li tiene lontani dalle grandi platee. Nonostante questo la loro
musica è ricca di spunti interessanti, ma manca quel qualcosa
di più, manca quel tocco che farebbe decollare il disco nonostante
tutte le difficoltà del caso.
Il problema maggiore di questo lavoro, come di tanti altri album di
gruppi italiani fin dagli anni ’70, sono i testi e il cantato.
L’ermetismo non giova e nemmeno la prestazione vocale di Andrea
Piccolini, che non ha il carisma necessario per far prendere il volo
ai pezzi.
Per il resto abbiamo fra le mani un disco professionale e che vale
la pena di essere ascoltato, in particolare per delle musiche spesso
convincenti. In definitiva il giudizio è che L’Attenzione
Debole sia un disco più che onesto, ma senza quella personalità
che lo possa far emergere. GB
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