I
MOS sono considerati una band importante degli anni novanta, una delle
prime a guidare la rinascita della scena hard rock, in particolare
sono considerati gli inventori del cosiddetto stoner rock.
Il gruppo si è meritatamente guadagnato lo status da culto
con una serie di produzioni di un certo interesse: nel secondo album
Sunrise on the Sufferbus sono stati aiutati dal leggendario batterista
dei Cream Ginger Baker; il leader Chris Goss ha prodotto vari gruppi
fra i quali spiccano i ben più fortunati Kyuss; hanno inciso
delle soundtracks e oggi condividono in formazione con i Queens Of
The Stone Age il chitarrista Josh Homme e il bassista Nick Olivieri.
Questo nuovo album è una specie di regalo ai fans, raccoglie
infatti una serie di brani, per lo più acustici e molto psichedelici
composti negli ultimi venti anni e mai utilizzati prima. Devo subito
dire che i brani che compongono questo insolito album non sono memorabili,
ma possiedono uno spirito terribilmente vintage con una sola cover
presente, "It's So Hard" di John Lennon.
La semplicità e l'immediatezza di certe soluzioni mi hanno
ricordato certi dischi dei primi anni settanta di gruppi come gli
Humble Pie o dei poco conosciuti Stonehouse, che amavano mischiare
l'hard rock a ballate folk molto semplici. Non a caso il primo titolo
è "The Ballad of Jody Frosty", un brano molto atmosferico,
quasi jazz. La secoda traccia "Voice and the Vision" è
una specie di cantilena molto psichedelica. "I Walk Beside Your
Love" ricorda terribilmente gli anni '60 con Kinks e Beatles
in prima fila. Una giostra della memoria che continua lungo i dodici
episodi di questo piacevole lavoro.
Io che ho la fortuna di conoscere i "classici" non sentivo
il bisogno di questo disco, anche se l'ho trovato divertente, ma per
chi ancora non ha potuto conoscerli potrebbe essere l'occasione per
scoprire una nuova passione. GB |