Questo nome non dirà molto ai più, ma è un artista
che dagli anni ’80 è sulle scene con progetti come Mach
One, Janysium, Evolve IV e i più recenti Gekko Project, da
poco recensiti amche sul nostro sito. In una carriera tanto lunga
può sorprendere che questo sia il suo primo disco solista,
ma non è un caso raro o isolato.
Uncover Me è una raccolta di undici canzoni molto belle e personali,
che hanno il difetto di spaziare tra molti generi musicali diversi,
dal prog sinfonico, alla fusion, al pop ai limiti dell’AOR,
tutto proposto con un genuino senso musicale. La prima cosa che balza
alle orecchie è la classe cristallina di questo artista, che
si dipana in melodie stupende e piene di luce, melodie serene e coinvolgenti,
che appagano l’ascolto anche senza essere delle potenziali hit,
che ti fanno venire voglia di riascoltare il disco, anche se non è
un capolavoro. Un disco onesto, fatto di musica vera, mai banale,
dove il guizzo creativo è proposto con una specie di delicatezza,
quasi di pudore, non è quindi musica urlata o che parla di
disagio, ma è piuttosto una raccolta di poesie musicali, che
può regalarci un po’ di sana evasione.
Cosa determina la grandezza di un artista? Credo che la risposta a
questa domanda sia molto più complessa di quanto si potrebbe
pensare, non è ne banale ne scontata e ci possono essere diverse
chiavi di interpretazione, tutte accettabili. Peter Matuchniak, a
discapito del fatto che credo lo conoscano davvero in pochi, è
un grande artista, perché ha composto della musica che merita
di essere ascoltata. GB
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