E’
sempre un piacere avere fra le mani un disco che è ben presentato
nella sua globalità. La cura per i particolari è arte
aggiuntiva alla musica che contiene, un supporto da leggere per un
ascolto più esaustivo, quindi mi sento di iniziare questa recensione
partendo proprio dall’artwork cartonato ad opera di Martin Huch
con l’aiuto di Sascha Storz Photodesign, Horst Lind/Atelier
Pregizer, Isa Hausa Illustrations e Martin Schnella stesso.
Le canzoni all’interno sono dettagliate con tanto di credits,
foto e disegni, oltre che un intro all’ascolto di Melli &
Martin.
Chi sono Melanie Mau & Martin Schnella? Gli appassionati del Prog
Rock tedesco conoscono già molto bene gli artisti, in quanto
molto attivi in progetti che stanno tracciando strade interessanti
nel genere moderno in questione, a partire dai Seven Steps To The
Green Door ai Frequency Drift.
Ma con “The Oblivion Tales” si va a scoprire un lato differente
dal New Prog a cui ci hanno abituati, qui si va a pescare nel Folk
acustico, un mondo pastello come la voce di Melanie e caldo come il
suono della chitarra di Martin. Tutti gli undici brani contenuti nell’album
sono scritti dai due artisti che per l’opera si coadiuvano di
musicisti come Niklas Kahl (cajon, bongo e percussioni), Fabian Godecke
(batteria) e Lars Lehmann (basso, cori), oltre che con numerosi special
guest.
La registrazione è cristallina, pulita, cassa di risonanza
ai brani a partire da “The Spire And The Old Bridge”.
Il Folk proposto dal duo non è assolutamente convenzionale,
è ricercato sia nelle ritmiche dei riff che nelle coralità,
quest’ultime vere e proprie chicche sonore. Definirei il tutto
Prog Folk.
Una campana fa da ponte al secondo brano “Treasured Memories”,
storie di posti vissuti, frammenti di vita ben rappresentati dai disegni
dell’artwork. Colgo di tanto in tanto richiami ai Mostly Autumn,
ma qui siamo in territorio decisamente più Folk. Strumenti
a fiato dall’antica storia narrano percorsi dal fascino intramontabile.
“Words Become A Song” è vivace, il lato più
cantautorale del gruppo, la canzone è facile da memorizzare
e invoglia a cantare assieme a loro. Più intimistica “Close
To The Heart”, la voce di Melanie Mau colpisce, mentre la chitarra
acustica viene pizzicata con rispetto e delicatezza.
Certi interventi vocali possono richiamare alla memoria gli Evanescence
acustici, e questo non è che una sorpresa che di tanto in tanto
coglie l’ascoltatore, come in “The Horseshoe”. Un
breve viaggio anche nel Country West con “Wild West” per
poi ritornare nel Folk Prog più convenzionale in “My
Dear Children”. Il brano più lungo con i suoi otto minuti
e passa si intitola “Die Zwerge Vom Iberg” e come avrete
potuto intuire, il cantato è in lingua tedesca. Un brano più
tendente al Rock, pur rimanendo sempre di facile ascolto grazie anche
alla giusta melodia del ritornello. Per chi vi scrive è il
preferito. Segue “The Dwarfs King”, in esso colgo anche
sprazzi di Folk americano. “Erinnerungen” è una
dolce ballata, quella che fa sempre scorrere brividi sulla pelle ed
il disco si conclude con un tema di chitarra acustica dal titolo “Melanie’s
Theme” completamente strumentale.
Una bella storia, un bel percorso musicale da fare tutto di un fiato,
suoni che coccolano e che vivono in bilico fra passato e presente,
un disco che sorprende sotto molteplici punti di vista. Godetelo.
MS
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