I Maudit sono una band meneghina che si affaccia con questo disco
sul panorama rock italiano. Sono in quattro e propongono un rock potente
con testi abrasivi, che condensano rabbia e protesta, il loro primo
video del brano “Tempi Migliori” ha superato in meno di
un mese le ventimila visite, grazie ad una formula fresca e vincente,
che ha portato alla realizzazione di questo primo album di soli sette
brani, per una durata di circa mezz’ora.
La partenza manco a dirlo è affidata proprio a “Tempi
Migliori”, un riffing molto nervoso e un ritmo pulsante introducono
un testo che trasuda rabbia e disillusione, lo specchio di una gioventù
che non trova riferimenti nei mass media e nei modelli di oggi, le
parole sono molto efficaci e si incastrano molto bene nelle trame
sonore che pescano nel rock alternativo contemporaneo, tra Foo Fighters
e Ministri. “Milano” parla di una città moderna,
ma dominata da mali antichi, come fosse in preda di una fame vorace
che la porta a divorare i propri figli. Convincente anche “Colpevole”,
in questa guerra urbana non ci sono vincitori. Meno incisiva “Schiavo”,
ma subito dopo c’è “Alta Tensione” che ha
un testo vincente, sembra il perfetto manifesto di quanto vogliono
trasmettere questi ragazzi, sia con le musiche che con le parole.
Ballata dannata è “Juliet”, una storia noir, metafora
di un rapporto difficile, con un buon mix di romanticismo e aspra
e ruvida durezza. Ottima chiusura “Cattivo”, una corsa
all’impazzata contro tutte le contraddizioni, forse non è
facile da accettare, ma il confronto con questa realtà è
un imperativo.
Un esordio pieno di energia, che può sembrare distruttiva,
ma che in realtà è come un grido di aiuto, bisogna fermare
la macchina prima che sia troppo tardi, la macchina di un sistema
che divora le speranze dei propri figli e i Maudit lo denunciano con
lucida determinazione. GB
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