Non è passato un anno dal funambolico esordio di questo progetto
ed ecco che ecco ci troviamo tra le mani il secondo capitolo. Non
mi perdo in note biografiche, McStine è un polistrumentista
di talento, insieme a Minnemann abbiamo un’accoppiata esplosiva,
ma non solo a livello tecnico. In questo nuovo parto discografico
troviamo due ospiti illustri, Alex Lifeson (Rush) e Tim Palmer, che
ha prodotto una serie infinita di artisti, U2, Perl Jam, Ozzy, Porcupine
Tree, Big Country, Butterfly Effect, Litfiba… solo per citarne
alcuni.
Com’è lecito aspettarsi anche in questo disco non mancano
virtuosismi fenomenali, tuttavia, lo abbiamo già visto nel
precedente, si tratta di una collezione di canzoni che mirano ad essere
ascoltate prima col cuore che col cervello. Quello che però
appare chiaro è che i due questa volta hanno osato di più,
applicando un’attitudine quasi zappiana. Per quanto gradevole
il disco è molto sperimentale e vario, mi sono venuti in mente
anche gli ultimi Beatles, per l’uso di alcune melodie apparentemente
scanzonate. Il menù è decisamente ricco e saporito,
sedici tracce che abbracciano molti stili musicali diversi, dal jazz
al metal, senza mai mettere barriere alla creatività e alla
voglia di intrattenere.
Sarebbe futile descrivere singoli passaggi o diversi momenti, questo
è un album da ascoltare tutto d’un fiato e poi da riascoltare
e poi ancora, perché è così ricco che ad ogni
passaggio regala emozioni. GB
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