Questa formazione russa è giunta alla pubblicazione dell’album
di debutto dopo aver dato alle stampre un Ep nel corrente anno. I
Mechanical Poet sono un trio dedito ad un prog metal molto teatrale,
condito da interessanti partiture sinfoniche, che risultano nel complesso
piuttosto originali.
Già la cover dell’album ci cala in un mondo che sembra
essere uscito dalla fervida mente di Tim Burton. L’intro del
disco “Main Titles” per la verità è piuttosto
banalotta e fa pensare all’ennesima formazione di retro prog,
ma non è così, infatti come entra la sezione metal nella
seguente “Stormchild” le cose cambiano repentinamente
e le atmosfere si fanno torride. Comunque il lato metal del gruppo
alla fine rappresenta l’aspetto meno originale di questi talentuosi
musicisti, perché il loro punto forte sono le partiture complesse
ed articolate dove alternano momenti di pura visionarietà a
sfuriate ritmiche di buona efficacia, che sono funzionali al tessuto
sonoro.
Non bisogna comunque dimenticare che si tratta di un disco debutto
e che il gruppo ha notevoli margini di miglioramento. Il cantante
Max Samosvat si è appena unito al gruppo e la sua voce potente
è un ottimo biglietto da visita per i Mechanical Poet. Musica
teatrale quindi, ovvero molto cinematografica, adatta a musicare storie
e situazioni, a creare immagini non a caso il retro del cd è
disegnato proprio come un cartellone di un film e la bio annuncia
un nutrito booklet con una storia disegnata che purtroppo non è
presente nella versione promo.
Woodland Prattlers è un disco nuovo, fresco ed eccitante, tutte
doti rare di questi tempi e io spero proprio che questi ragazzi trovino
la forza per sviluppare ulteriormente il loro progetto e allora si
che ne vedremo delle belle! GB
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