Questo
gruppo spagnolo è nato nel lontano ’79 in piena nwobhm
e fino ad oggi ha prodotto ben 15 dischi, non male per un gruppo che
non ha certo avuto una grande diffusione internazionale. Del resto
ammetto la mia ignoranza nel dire che non avevo mai sentito parlare
di loro prima di ricevere questo nuovo album, e pensare che la loro
biografia racconta di milioni di dischi venduti con dischi d’oro
e di platino.
Al di la di queste doverose seppur brevi note biografiche, devo dire
che il loro sound è molto contagioso e si sente il “peso”
degli oltre vent’anni di carriera, nel senso che il gruppo ci
sa veramente fare e il disco è molto bello e coinvolgente.
Dinamico e solare come solo i latini riescono ad essere. Certo il
cantato in spagnolo non è molto familiare, ma la Spagna ci
ha già regalato gruppi molto validi come i Baron Rojo o i Tierra
Santa e in un certo senso è bello pensare ogni tanto che l’egemonia
anglosassone in questo terreno non è poi così assoluta.
La Estación de los sueños si compone di ben tredici
tracks una più coinvolgente dell’altra. Poco utile fare
un track by track, meglio tuffarsi a capofitto nel sound corposo dei
Medina Azahara che sa di sole e di flamenco, ma che è anche
molto solido e metallico, una fusione sorprendente di melodia e di
potenza, metal raggiante e indiscutibilmente valido, un’ottima
alternativa ai soliti gruppi, che hanno stancato con la loro ripetitività,
qui c’è veramente qualcosa di fresco.
È giusto dare fiducia a questi artisti, perché il loro
metal è contagioso e positivo, una scarica di adrenalina con
un’attitudine positiva che piace e convince. Grandi! GB |