I Monkey Diet possono essere considerati un supergruppo, avendo i
tre musicisti coinvolti esperienze importanti alle spalle: Daniele
Piccinini al basso e sintetizzatore ha fatto parte dell’Accordo
dei Contrari, Gabriele Martelli alle chitarre e sintetizzatore milita
nei Prophexy e Roberto Bernardi alla batteria era nei Like. Col presente
progetto si resta in ambito prog, ma i nostri introducono elementi
dark metal, talvolta vicini allo stoner e sicuramente alla miglior
tradizione hard prog, partendo dai King Crimson più metallici.
Il disco si snoda lungo nove brani strumentali, ricchi di passaggi
pieni di gusto, in più di un’occasione ho apprezzato
il gusto di Gabriele, capace di confezionare assoli pregevoli, costruiti
su belle linee melodiche. La sezione ritmica è il motore del
gruppo e non si può prescindere dal suo contributo, tutto funziona
a meraviglia e sembra davvero di avere tra le mani un classico del
genere. Ho sempre apprezzato l’hard prog a tinte scure e questi
musicisti sono davvero bravi nel tramare partiture cariche di tensioni
dark, restando sempre fortemente ancorati al prog. Unica traccia un
po’ fuori dal coro e che, devo ammettere, mi ha un po’
sorpreso, è la conclusiva “Viking”, dove il gruppo
innesta sonorità latine e si rifà un po’ a Santana
e un po’ ricorda il giro armonico de “El Porompompero”,
brano composto nel 1960 da Juan Solano Pedrero e ripreso da talmente
tanti artisti che è quasi diventato di dominio popolare. In
chiusura ghost track goliardica e forse non è un caso.
A parte le considerazioni finali, si tratta di un ottimo disco, molto
ben suonato e con alcuni brani da brividi. Merita molto più
di un ascolto. GB
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