In occasione dell’uscita del suo secondo album solista, siamo
andati a recuperare anche il primo. Elisa Montaldo è una tastierista
che abbiamo imparato ad amare con la band Il Tempio Delle Clessidre,
ma chi la conosce un po’ di più sa che possiede una personalità
complessa e ricca. Ogni tanto pubblica sui social sue reinterpretazioni
di classici del rock (e non solo) al pianoforte a cui conferisce una
nuova veste sempre personale ed intrigante.
Elisa ha un animo gotico, incline ad una delicata malinconia e in
questi due dischi mostra come abbia messo a frutto questa attitudine
in partiture ricche di suggestioni, ora intime e poetiche, ora intense
e trascinanti. Nel primo disco le idee messe in campo sono molte,
immagino si tratti di materiale composto lungo un arco di tempo ampio,
troviamo momenti molto sinfonici e altri più intimi, in tutti
emerge il carattere a la forza di questa artista fuori dal comune.
Non si tratta del disco di un musicista che si vuole mettersi in mostra
col suo strumento privilegiato, l’attenzione di Elisa è
sempre fissa sulla bontà delle composizioni proposte. Anche
se si occupa di molte parti la accompagnano alcuni musicisti. L’album
si dipana come un’opera ed è come se ogni sua componente
sia intesa come un “pianeta”. Anche i posti fisici dove
sono stati composti i brani assumono rilevanza. Chiudono due brani
presi dal repertorio del Tempio Delle Clessidre composti da Elisa.
Il secondo album riprende il tema dei “pianeti”, ma appare
come un disco diverso dal precedente, sicuramente più maturo
e consapevole. Mentre nel primo si aveva l’impressione che Elisa
avesse lavorato su tante idee, in questo nuovo si avverte un’unità
compositiva maggiore, che rende il disco più omogeneo, anche
se è un lavoro più sperimentale, dove la Montaldo osa
di più. In ogni caso ancora una volta si viene trasportati
in un universo di sensazioni e umori con Elisa che ci traghetta con
sicurezza in un viaggio indimenticabile. GB
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