Rock Impressions

Moonstone Project - Time to Take a Stand MOONSTONE PROJECT - Time to Take a Stand
Majestic Rock
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Hard Rock
Support: CD - 2006

Matteo Filippini è un chitarrista dal grande cuore, che ha portato nel nostro paese alcuni artisti storici in tour e che adesso ha dato alle stampe il primo album del suo Moonstone Project. In questo lavoro, che ha avuto una lunga gestazione, è stato affiancato da una serie impressionante di artisti sia internazionali che nazionali di grande spessore, tanto che è impossibile citarli tutti, ma sarebbe ingiusto anche tralasciarne qualcuno, comunque voglio almeno ricordare Glenn Hughes, Eric Bloom, Steve Walsh, Graham Bonnet, James Christian, Chris Catena, Kelly Keeling, Tony Franklin, Ian Paice, Carmine Appice, Gianluca Tagliavini e tanti altri ancora, collaborazioni che si ottengono solo con una salda credibilità artistica. Solo non vorrei che il valore di questo cd venisse offuscato dai tanti nomi illustri.

Il cd apre con il brano “Slave of Time”, a metà strada fra i maestri Led Zeppelin e i figli Badlands, che trasuda di sano e vitale blues, un classico impreziosito da Keeling. “Not Dead Yet” ci riporta ai fasti della NWOBHM con Bonnet (MSG) in gran spolvero, ottimo riff di chitarra. “Fire & Water” è una cover degli indimenticabili Free, eseguita con grande perizia. “Rose in Hell” è il primo dei due brani con Mr Hughes e Paice finalmente insieme da tempi remoti, un funky hard che si adatta a meraviglia alla leggendaria ugola soul di The Voice of Rock. “Beggar of Love” si pone ancora in territori hard rock funky, Tagliavini fa un gran lavoro di tastiere, ma stavolta è l’ugola roca di James Christian a farla da padrona, mentre Matt esprime un chitarrismo libero e vagamente selvaggio. La seconda prova di Hughes si colloca in una ballata molto intensa e bella. “City of Lites” torna in ambienti metal con Walsh che a tratti ricorda il vecchio Ozzy, alcuni passaggi sono davvero molto riusciti. Un altro pezzo di classico hard rock con Shortino alla voce precede la conclusiva “On the Way to Moonstone” cantata a due voci da Eric Bloom e Chris Catena, un mid tempo granitico con delle bellissime armonie che esaltano le prestazioni vocali dei nostri. Il riffing di Filippini è dosato con grande gusto e crea quel giusto senso di mistero e di dramma che il brano richiede.

Quante cose vorrei ancora dire, ma in sostanza finirei solo col ripetermi, Matteo ha prodotto un ottimo disco di hard rock, un album vario e ricco di suggestioni, con grandi amici e il suo chitarrismo contagioso, un disco di cui andare fieri. GB


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