Rock Impressions

Patrick Moraz - Change of Space PATRICK MORAZ - Change of Space
Time Wave Music
Distribuzione italiana: no
Genere: Virtuoso - Prog
Support: CD - 2008

Di certo il nome dello svizzero Patrick Moraz non è nuovo ai cultori del prog, enfant prodige parte dalla classica, poi approda al jazz e infine si dedica al prog. Troviamo il suo nome su un disco omonimo dei Mainhorse del ’73, in seguito ha l’onore di sostituisce Keith Emerson nei Nice che prenderanno il nome Refugee dopo di che sostituisce Wakeman negli Yes e con loro incide gli album Relayer del ’74 e Going For the One del ’76, conclusa l’esperienza Yes col rientro di Rick, il nostro intraprende la carriera solista per un paio di dischi per poi entrare in un’altra formazione leggendaria, i Mody Blues. Ma veniamo al presente disco.

La gestazione di questo lavoro è stata piuttosto lunga, sono passati ben sei anni dal predecessore ESP, il primo brano dal titolo “Peace in Africa” è orientato alla world music, l’attacco con ritmi tribali è repentino, quasi inaspettato e sorprende un po’, poi la seguente “Change of Space” propone degli echi ottantiani e radiofonici, quasi New Wave, con il batterista John Wakerman che usa dei suoni elettronici, ma è un brano che con ripetuti ascolti svela partiture più complesse di quanto sembri ad un primo ascolto, anche se ai puristi del prog risulterà sempre e comunque indigesto. La strumentale “Sonique Prinz Suite” è il primo vero pezzo forte del cd, qui il lato prog esce in tutta la sua magniloquenza e Moraz incanta con i suoi solos, c’è ben poco da aggiungere. “One Day in June” è pura fusion con passaggi tecnici di grande bellezza, un genere che spesso è molto vicino al prog, infatti anche questo pezzo risulterà caro ai fans degli Yes. Non siamo neanche a metà e l’album si sta dimostrando particolarmente vario, al punto che può anche confondere le idee, ma questo è anche un punto di forza. All’inizio “Cum Spiritu” sembra proporre un momento meditativo dal sapore New Age (altro cambio netto…), ma anche in questo caso nulla è come appare e ancora troviamo solos di alta suggestione, che escono come magie dal cappello di un prestigiatore. “The Power of Emotion” è una ballad dall’inciso un po’ prevedibile. Ma ecco la seconda suite “Stellar Rivers & Streams of Lucid Dreams” divisa in quattro movimenti, ancora pane per gli appassionati di prog, ma anche stavolta ci sono molteplici risvolti che fanno di questo brano qualcosa di inatteso e spesso imprevedibile. La conclusiva “Alien Spaces” ci proietta in uno space rock atmosferico e minimalista e chiude il sipario quasi in sordina su un cd che è talmente vario da lasciare quasi perplessi.

Moraz è indubbiamente un grande tastierista e in questo cd mette nuovamente in mostra le sue innegabili doti, Change of Space è un album complesso, che non può esaurisi in qualche ascolto frettoloso, ma che richiede una buona dedizione, qualcuno potrebbe risentirsi di questo, ma alla lunga è un disco che regala più di un’emozione. GB

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