Ho
trovato la copertina in stile manga di questo disco piuttosto fuorviante,
infatti suggerisce temi molto lontani da quelli trattati nel cd. Il
prog di scuola Canterbury oggi è conosciuto solo dagli appassionati,
le follie di artisti come i Soft Machine sono patrimonio di pochi
estimatori, ma ogni tanto spunta qualche gruppo che cerca di sperimentare
certe atmosfere e di ricreare un sound indefinibile.
I Morsof sono fra questi, infatti la seconda metà del loro
nome viene proprio presa dal combo inglese. La formazione comprende
sax, basso e batteria con il contributo di vari ospiti. La musica
è molto elitaria, si tratta di lunghe improvvisazioni ad alto
tasso di free jazz con poche pennellate di rock nascoste fra un tema
retto dal sax e un giro roboante di basso, mentre la batteria esegue
dei tempi da batticuore.
Il tutto può essere descritto come una vivace esplosione multicolore
di note, anche se non c'è niente di casuale, ma tutto risponde
ad una precisa esigenza espressiva: il bisogno di fare musica in totale
libertà. E i Morsof riescono nel loro intento producendo un
disco difficile per chi non è abituato a certe progressioni,
ma allo stesso tempo facile da apprezzare, perché meno acido
e indigesto di altri lavori simili. GB |