Musica
avvolgente e ipnotica nel terzo disco di questa band, ex Requiem in
White, che ha scelto di darsi un nome carico di cattivo gusto.
La sensualità e il romanticismo disperato del cantato di Lisa
Hammer rendono interessante un lavoro, che si colloca a metà
strada fra suggestioni eighties e nuove tendenze.
Brano dopo brano scopriamo un gruppo dall'animo delicato, un contrasto
aperto con l'iconografia scelta. Amore e morte sembrano fondersi come
in una tragedia romantica, ritmi tribali sottolineano la ricerca di
un naturalismo dimenticato, un primitivismo rituale dove magia sessuale
e paganesimo si armonizzano per indagare gli aspetti più oscuri
della natura umana. Un amore perverso che disillude, che ammutolisce
come nella song "My Virgin Widow" dal titolo funereo ed
esplicativo. Un disco dolce e inquietante, non un capolavoro, ma spunta
felicemente dalla media e merita un ascolto.
Le melodie sono varie e piacevoli, troviamo suggestioni elettriche
e acustiche in una sorta di danza, che fonda le sue radici nella migliore
tradizione dark. Un disco piacevole, ma non indispensabile. GB |