Divertente! Questo è il primo aggettivo che mi è venuto
in mente alla fine dell’ascolto di “Zapp”. Il disco
che simpaticamente prende il titolo da una ditta di insetticidi indonesiana
che durante il periodo di registrazione, ha espresso il proprio “I
Like” sul profilo Facebook della band di Foligno, è ad
opera dei Mosquitoes.
Sono attivi dal 2012 grazie ad un idea di Alessandro Donati (basso)
e Luca Giuliani (chitarra), con loro si aggregano Ismaele Zampognini
alla batteria, Tommaso Giuliani alla chitarra e Tiberio Rossi Magi
alla voce. Solo Leonardo Germani sostituirà nell’estate
del 2014 alla batteria Zampognini.
Ma divertente perché? Perché semplicemente la musica
è contagiosa, si denota la spontaneità ed il divertimento
che prevarica tecnicismi inutili ed altri orpelli vari al riguardo.
Denoto anche buona personalità.
I testi raccontano della società e di fatti vissuti personalmente,
non esula neppure l’argomento “amore”, sempre trattato
nella musica. “Zapp” è dunque composto da cinque
brani e si comincia con “Bobby The Beggar”, dove l’alienazione
della società moderna viene esposta alla luce del giorno. Il
pezzo lascia spazio alle melodie orecchiabili, di facile memorizzazione
e buona è la prova vocale di Rossi Magi che senza forzare riesce
a dare rotondità al brano. Qui mi soffermo anche a fare una
considerazione, finalmente una band italiana che ha capito che in
una canzone Rock (che così si possa almeno definire) serve
un solo di chitarra, non importa quanto sia lungo. Questo non deve
essere composto da chissà quale tecnica, ma serve per spezzare
e dare incisività. In questo caso bravi i Mosquitoes.
Il Rock vigoroso procede con “Legal Slavery”, incisivo
anche nel testo che tratta di condizionamento mascherato da libertà.
Anche la sezione ritmica non esula dal discorso della semplicità
messa a disposizione dei fatti. Per il cantato in generale la band
ha scelto la lingua inglese.
Divertente e più grezza, al limite del polveroso la seguente
“Three Blacks”, qui il gruppo dimostra di sapere cosa
significa fare Rock. Da essa si evince che uno stile di vita Rock
(almeno così lascia presagire), c’è stato. L’amore
di cui prima facevo cenno, è trattato nel romantico respiro
di “Breath”, ballata all’inizio semplice ma che
va in crescendo sia emotivo che sonoro, per raggiungere un ficcante
solo di chitarra elettrica.
Il disco si chiude con “Red Magic”, altro tassello Rock
puro, senza se e senza ma.
Come esordio “Zapp” non è per niente male, ci presenta
una band carica, sincera e passionale. La registrazione effettuata
agli Urban Recording Studio della Lizard Accademia musicale di Spello
rende giustizia, grazie ad un sound privo di sbavature. Con piccole
aggiunte sonore o migliorie in ambito di arrangiamento, sono certo
che i Mosquitoes possono darci soddisfazioni ancora più grandi,
ma il piede di partenza è già quello giusto. Ma, cari
Mosquitoes, non date retta a scribacchini o critici come me, altrimenti
già non sareste più Rock! Bravi. MS
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