Dagli USA vengono questi Mothership, composti dai fratelli Kelley
e Kyle Juett, rispettivamente alla chitarra e al basso, insieme al
batterista Judge Smith, che hanno dato vita a questo power trio con
l’intento di produrre un suond maledettamente settantiano, perfettamente
in bilico fra heavy blues, psichedelia, stoner e qualche spruzzata
di doom. Essendo al debutto non c’è molto altro da dire
su di loro e non ci resta che tuffarci nella loro musica rovente.
L’avvio è lento, la batteria propone un giro stanco su
cui si innesta la chitarra, un modo davvero poco convenzionale di
salutare gli ascoltatori, ma pian piano il tutto prende vigore e “Hallucination”
assume le movenze di un classico heavy blues, altamente psichedelico,
il brano è strumentale e il titolo appare quanto mai azzeccato.
“Cosmic Rain” è molto classica, bello il riff portante,
la chitarra è satura e tutto scorre con impeto, sembra davvero
di fare un salto temporale ai tempi dei primi Blue Cheer o dei Mountain.
“City Nights” fa parte di quella folta schiera di canzoni
tanto semplici quanto efficaci. “Angel of Death” attacca
con un solo di chitarra molto rumoroso, il brano è più
epico dei precedenti, ha una bella struttura in crescendo, la base
è sempre blues, ma questa volta è più sulfureo,
anche se non è mai troppo dark, ad un certo punto il riffing
diventa veramente coinvolgente fino al gran finale, uno dei pezzi
più riusciti.
Il lato B (per me ideale, visto che ho il cd, ma esiste anche la versione
vinilica) si apre con “Win or Lose”, anche questa apertura
è un po’ fuorviante, quasi poetica, con la chitarra quasi
accarezzata, nota per nota, ma poi tutto torna al suo posto e verso
il minuto entra la chitarra distorta, con un riff rallentato da manuale.
“Elenin” è il primo brano a dirmi poco, ma non
è una caduta di stile, solo sotto la media dei precedenti.
Ci pensa “Eagle Soars” a riportare a posto le cose, con
un mid tempo pieno di passione, di quelli che è impossibile
stare fermi. Chiude la lunga “Lunar Master”, nella prima
parte il brano si presenta come il più heavy del lotto, una
generosa dose di energia, forte come una scarica di adrenalina, poi
verso la metà sembra innestarsi un altro brano, più
psichedelico, quasi una ballad, una bella chiusura ispirata.
Un bel debutto, onesto, sicuramente non originale, ma è un
disco capace di mantenere viva la passione per il rock più
viscerale, i Mothership sono una band che fa parte degli amanti del
seventies sound, ottimi per gli amanti del genere, un monito per tutti
gli altri. GB
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