I
Mountain sono un'icona dell'Hard Rock americano degli anni '70 e il
loro sound è da annoverare fra quanti hanno contribuito a tracciare
le linee guida di quello che più tardi avrebbe preso il nome
di Heavy Metal.
Nati a New York dalle ceneri dei Vagrants grazie alla fortunata intuizione
del produttore e sessionman Felix Pappalardi, famoso per aver lanciato
i Cream negli States, avranno breve ma intensa carriera, costellata
da innumerevoli esibizioni live. Proprio allo storico gruppo di hard
blues inglese si rifanno i nostri in chiave decisamente più
dura e seminale, Hard Rock potente, intriso di blues e di passione,
una formula che molti hanno adottato in quel periodo, ma che pochi
hanno saputo interpretare con la stessa forza espressiva dei Mountain.
L'omonimo disco del '69 è in realtà lo sforzo solista
di Leslie Weinstein, in arte West, inciso in collaborazione con Pappalardi,
a seguito di questa esperienza, i due decidono di fondare la band.
La quarta esibizione del gruppo è nel famoso raduno di Woodstock
e pochi mesi dopo pubblicano il fortunato album Climbing, che diventa
subito disco d'oro. Un album roccioso, che deve la sua fortuna agli
irresistibili assoli di Leslie, senza dubbio uno dei più grandi
interpreti della chitarra di quegli anni.
I problemi di ego di West e di Pappalardi portano presto allo scioglimento
del gruppo nel '72. West, insieme a Corky Laing, si unisce, guardacaso,
a Jack Bruce (ex Cream) e fonda i West, Bruce and Laing che daranno
alle stampe tre dischi memorabili.
Terminata questa esperienza i Mountain si riformano e pubblicano Avalance
nel '74, ma il gruppo non c'è più e ognuno intraprende,
senza grande fortuna, la carriera solista. Nell'83 Pappalardi viene
ucciso dalla moglie e West nell'85 riforma il gruppo in compagnia
del fedele Laing e di Mark Clarke (Uriah Heep e Rainbow) per incidere
il presente disco in memoria dell'amico scomparso.
Questa, in poche e doverose parole, è la storia del gruppo,
ma ora veniamo al disco. Nove brani di hard blues molto ispirati,
Leslie ha un feeling straordinario e intenso e lo mette in mostra
fin dalla prima grintosa song "Hard Times" a cui i Badlands
si sono forse ispirati quando hanno scritto "Highwire".
"She Loves Her Rock" è un tipico glam anthem. Ma
tutti i brani sono dei masterpieces di Heavy Blues, a tratti più
energico, altre volte più intimista, ma sempre molto ispirato
e diretto, di quello che ti fa saltare sulla sedia, un disco davvero
senza cedimenti. Leslie sarai sempre nel mio cuore! GB
Altre recensioni: Master of War
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un assaggio: http://www.myspace.com/mountainfans |