Rock Impressions

Mournblade - Anthology Vol.1 MOURNBLADE - Anthology Vol.1
Angel Air
Distribuzione italiana: -
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 2011
Cinque musicisti inglesi figli della NWOBHM, negli anni ’80 hanno dato vita ad una band che ha prodotto due album, uno nell’85 e il secondo nell’89, fatto centinaia di concerti suonando più volte in tutti i posti che contano, come il Marquee, ed ottenendo ottimi consensi di critica, tanto che il famoso metal guru di Kerrang, Derek Oliver li aveva appellati come “il futuro dell’heavy metal”, hanno stretto amicizia con gli storici Hawkwind, eppure sono rimasti sepolti sotto le ceneri del tempo, buoni solo per collezionisti e fanatici delle rarità. Destino impietoso vista la partenza, ma ineludibile per moltissime band. La Angel Air, specializzata nel recupero di materiale molto raro, ha deciso di rendere un po’ di giustizia a questi sfortunati musicisti, pubblicando questa prima antologia volutamente nostalgica.

Questa antologia contiene materiale preso da vari demo tapes e da un Ep, quindi le registrazioni non sono certo brillanti, ma catturano l’essenza primordiale di questa band, chi come me è cresciuto ascoltando i demo tape può capire di cosa parlo, chi invece è abituato solo alle moderne produzioni artificiosamente ripulite e mondate non può capire l’emozione che si può provare ad ascoltare certe sonorità. Ma veniamo alla musica di questa band che trae il nome da una spada descritta nella saga fantasy di Elric di Melniboné scritta dal visionario Michael Moorcock, celebre anche per la sua collaborazione con gli Hawkwind e i Blue Oyster Cult, uno scrittore che ha avuto un grande peso nella formazione di molti giovani. La musica, dicevamo, è un crossover di punk metal alla Motorhead e space rock dei già ricordati Hawkwind (non dimentichiamo che Lemmy aveva militato anche negli Hawkwind), un mix piuttosto psichedelico ad alto tasso epico. Non voglio perdermi in un track by track, i brani di questi musicisti suonano un po’ caotici, l’influsso punk è molto forte, ma anche il riffing alla Hawkwind contribuisce non poco a creare un muro sonoro molto psichedelico, la parte epica è soprattutto affidata all’interpretazione partecipata del singer e al lavoro di tastiere, musica volutamente sporca e ruvida, che trasuda di anni ottanta ad ogni microsolco. Di certo questo è un disco destinato a tutti gli amanti di quel periodo, gli altri è meglio che si astengano, non credo che saprebbero apprezzare le tante imprecisioni sonore. Ma la forza di questo disco sta proprio nella sua genuinità e in un sound emotivamente ricco.

La band si è riformata nel 2010 per dei concerti, chissà che non stiano preparando un ritorno, magari con un sound più adatto ai tempi attuali, di certo sono sicuro che avrebbero ancora qualcosa da dire. GB

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