I Mystery furono fondati nel 1986 da Michel St-Pere (ch, tast) inizialmente
come progetto da studio e solo sei anni più tardi fu pubblicato
il loro omonimo debut-album, primo capitolo di una discografia articolata
in altri sette capitoli, l'ultimo dei quali è il presente "The
World Is A Game" che vede Michel esibirsi insieme a Benoit David
(Yes - vc), Antoine Fafard (Spaced Out - bs, ch) e Nick D'Virgilio
(Spock's Beard, Tears For Fears, Genesis - bt).
Basterebbe una sola parola (un aggettivo) per descrivere quest'opera:
meravigliosa! Tutto il resto sarebbe superfluo e rischierebbe di appannare
la reale valenza artistica di "TWIAG" che di diritto deve
entrare almeno in ogni seria discografia dei fans del neo-progressive.
I settantotto secondi della leggiadra intro acustica "A Morning
Rise" ci danno il benvenuto e ci trasportano verso l'epica "Pride",
undici minuti di teatrali passaggi musicali che si rincorrono, mutano
e si rigenerano alternando frasi sognanti ad altre più elettriche
con la splendida voce di Benoit che in diversi passaggi ricorda quella
di Geddy Lee (Rush) O Dennis DeYoung (Styx), un susseguirsi di suggestioni
sinfoniche e rockeggianti che lasciano letteralmente mozzafiato per
merito anche della stupefacente performance dei musicisti.
"Superstar" si snoda lungo simili coordinate artistiche,
prive però dei riferimenti ai Rush, e con una maggiore enfasi
corale. Un brevissima pausa data da "The Unwinding Of Time"
ed ecco partire l'emozionante titletrack che vede la band canadese
cimentarsi con un elegante progressive rock che in alcuni passaggi
è accostabile a Yes, Styx e Marillion, pur mantenendo una propria
specifica personalità ed un maggior passo coi tempi attuali.
"Dear Someone" potrebbe tranquillamente funzionare da singolo
o messo in rotazione nei canali video grazie alla sua genuina propensione
melodica e a quella linearità che manca, invece, a "Time
Goes By", complesso ed articolato brano arricchito dai notevoli
intrecci strumentali.
L'ultima parola è affidata a "Another Day", diciannove
minuti di grande progressive rock con improvvisi e rapidi accenni
a Jethro Tull, Rush, Led Zeppelin e Deep Purple disseminati lungo
il percorso, la cui struttura è parzialmente derivata dai Magellan
meno elucubrativi e sinfonici, questo tanto per fornire qualche elemento
in più di valutazione.
Ultime annotazioni: grande produzione e suono, musicisti eccellenti,
performance singole e di gruppo ai massimi livelli, composizioni di
elevato valore e spessore. Serve altro? ABe
Altre recensioni: One Among the Living
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