Geoffrey Downes ha conosciuto il successo negli anni ’80 con
una canzoncina pop che ancora oggi molti ricordano con affetto e simpatia,
poi ha dato una svolta più seriosa alla sua carriera ed è
entrato nel giro del prog rivitalizzando gli Yes, poi ancora nel supergruppo
Asia e ancora ha raggiunto il successo con l’indimenticabile
“Heat of the Moment”. Più tardi lo abbiamo ritrovato
al fianco dell’amico Wetton in duo acustico, insomma un artista
che non si è fermato e devo dire che non mi sarei aspettato,
a distanza di tanti anni, di ritrovarlo impegnato in questo progetto
alle prese col pop.
Come dice il nome del progetto, che Downes condivide con la cantante
Anne-Marie Helder, si tratta di musica ballabile, anche se credo che
oggi la dance sia un tantino diversa da quanto si ascolta in questo
disco. In realtà direi che si tratta più di pop elettronico
evoluto, con ritmi spesso sincopati, Geoffrey sembra voler tentare
nuovamente la strada del consenso popolare con una raccolta di canzoni
che sono fatte per piacere senza troppo impegno. Il nostro suona le
tastiere e si occupa di tutte le parti musicali, il mestiere non gli
manca di certo e dà vita ad una buona serie di melodie orecchiabili,
ben strutturate, Anne-Marie da parte sua ha una voce morbida che si
sposa a perfezione col genere proposto, non è di quelle voci
che si impongono con la forza, ma ha il suo perché.
Si parte con la ritmata “Shine On”, la melodia è
molto piacevole, anche se il flavour è decisamente datato,
è musica che si ballava circa trent’anni fa, non sono
un frequentatore dei locali da ballo, ma credo che oggi la tecno e
la house abbiamo cambiato le regole. Questa è ancora musica
suonata da un musicista, oggi suonano i dj, qui la melodia è
ancora regina, in altri contesti c’è quasi solo il ritmo.
“Forgiven” è ancora più legata al tema musicale,
una canzone angelica e molto ammiccante, negli anni ottanta avrebbe
spopolato. Più scaltra “Movin’ On”, che ritmicamente
è un po’ più strutturata, ma siamo sempre in territorio
vagamente nostalgico e devo dire che alla fine mi acchiappa poco.
Meglio la rilassata “Rainbow’s End”, che ricorda
la disco americana dell’epoca doro. “Breaking the Spell”
è uno degli episodi più moderni, l’avrei vista
bene più cattiva con un ritmo più martellante, bella
la melodia. Altra melodia azzeccata è quella di “Love
is Not Enough”, non c’è molto da commentare, Geoffrey
ci sa fare e crea belle situazioni, ma è difficile dire se
avrà ancora fortuna. L’ultimo brano che spicca dalla
serie è “Jinx”, quello che forse ha il potenziale
commerciale maggiore, anche se sa un po’ di già sentito.
Non è che dopo non ci siano altri buoni brani, il disco si
mantiene sempre su buoni livelli e la tensione viene mantenuta bene,
anche se restano sempre valide le critiche che ho espresso.
Ascoltando questo disco mi è venuto in mente un altro personaggio
che aveva fatto un disco pop di grande presa, Alan Parson, il successo
ottenuto mise a tacere tutti i possibili detrattori, o se guardiamo
al nostro panorama nazionale, quando Battiato uscì col singolo
Bandiera Bianca molti storsero il naso, lui che era uno sperimentatore
puro, eppure che successo anche in quel caso. Non sappiamo ancora
se Downes con la New Dance Orchestra otterrà gli stessi risultati
dei nomi citati, i tempi sono molto cambiati, ma le potenzialità
ci sono e se dovesse circolare della pop elettronica fatta con classe
come in questo caso, non ci vedrei proprio niente di male. GB
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