Claudio Milano è un artista di confine, nel senso che è
di quelli che esplorano continuamente nuove strade, sempre in ricerca,
costituzionalmente sperimentale, ruvido, scomodo, disturbante, iconoclasta,
contrario ad ogni cliché, in altre parole inclassificabile.
Dotato di una voce pazzesca sembra che voglia sempre andare oltre
i limiti.
Questo nuovo disco è teatrale, visionario, ricco di suggestioni,
sembra un collage di tante idee con momenti di altissima espressione
musicale, notevole anche l’artwork, perfettamente in linea.
In effetti nelle diciassette tracce che compongono il lavoro troviamo
una infinità di frammenti come se fosse un puzzle da comporre
e scomporre, ma la cosa sorprendente è che non c’è
una sola soluzione possibile, ad ogni ascolto risulta un’immagine
diversa e nuova. Avanguardia pura. Certamente non è un disco
facile, non vuole esserlo, è una sfida, bisogna mettersi in
gioco accettando il rischio di perdersi in un labirinto sonoro con
momenti di reale follia espressiva.
Milano esprime una assoluta padronanza della voce, difficile stargli
dietro, in certi momenti può anche far male, per fare un parallelo
con la pittura è come voler entrare nella psiche di Edvard
Munch attraverso i suoi quadri, difficile uscirne illesi, questo è
il tipo di esperienza che viene offerta a chi vuole entrare in empatia
con Claudio, un viaggio nella sua psiche non vi lascerà indifferenti
e poi in ogni caso non sarete più quelli di prima. GB
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(Mondi Fluttuanti)
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