Questo
disco potrebbe essere condensato nella battuta affettuosa “i
piccoli chitarristi italiani crescono” anche se Nico Tamburella
vive e opera a Londra. Fundamental Darkness è il suo terzo
album solista, lo accompagnano Candido alla voce, Danny Stanner al
basso e Dave Wire alla batteria. Alla produzione troviamo Lee Dunn
e Jon Astley, che hanno svolto un lavoro molto professionale.
Il disco apre quasi in sordina, con delle raffinatezze appena accennate,
poi parte l’attacco a base di riffs robusti inframezzati da
assoli alla Satriani, il pezzo strumentale si intitola “No Time
For Sadness” e non c’è davvero posto per sentimenti
tristi. “It’s Enough” è un brano cantato,
come la maggior parte dei pezzi di questo disco, la voce graffiante
di Candido fa bella mostra di se, un tappeto blues fa da sfondo a
questo brano piuttosto duro e quando partono gli assoli sono scintille.
“Miss Sensation” gioca la carta del rock melodico americaneggiante,
che mi ricorda vagamente anche certi Aerosmith, il brano per la verità
non è un gran che, ma l’assolo è davvero terrificante.
“Save Me Jesus” è una canzone cadenzata piuttosto
aggressiva, costruita su una linea melodica che a tratti ricorda vagamente
“Hotel California”, ovviamente in chiave molto più
dura, ma che non mi colpisce molto. “Shine On” è
molto americana, un bel rock trascinante che deve funzionare bene
dal vivo, ma che su disco paga un po’ rispetto alla bellezza
delle canzoni che l’hanno preceduta. “A Leap in Space”
è un lento strumentale sembra voler incrociare l’hip
hop col blues, l’esperimento è riuscito solo a metà,
la chitarra ispirata si sposa a fatica con le ritmiche asettiche proposte,
sembrano due cose sovrapposte e non integrate. Tutt’altro discorso
per la strumentale “Sleeping With the Devil”, dove il
nostro guitar hero tira davvero fuori i muscoli e ci regala un’interpretazione
da brividi. “Fading Away” è la vetrina ideale per
Nico di mostrare tutta la sua bravura e sono sicuro che non vi deluderà.
“Fundamental Darkness” è uno strumentale molto
nervoso e insolito, dove l’axe hero tira fuori il meglio di
se e cerca di imprimere con una certa dose di sano orgoglio la propria
creatività allo strumento. In chiusura a sorpresa troviamo
il pezzo più commerciale del disco “Miles Away”,
in fondo anche un po’ di gusto melodico non guasta.
Nico è davvero bravo e ha confezionato un disco che, pur essendo
molto centrato sulla chitarra, non è solo per patiti dei virtuosismi
sperticati, certo di axeman bravi ce ne sono molti, ma in fondo c’è
sempre posto per chi ha del vero talento, sono anche convinto che
Nico possa crescere ancora, intanto possiamo incominciare a conoscerlo
proprio partendo da questo discreto dischetto. GB
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