Il primo demo dei nordici Nordagust è stato ristampato nel
2010 dalla Karisma Records come album ufficiale, la band si ispira
al filone prog della prima ondata post moderna svedese, con Anglagard,
Anekdoten e Landberk in testa, un filone che ha prodotto autentici
capolavori che hanno risvegliato la passione per il prog in molti
appassionati. Quindi è indubbiamente interessante prendere
in esame questo disco.
In the Mist of Morning è un album oscuro, fin dall’artwork,
che ben si concretizza con le prime note che aprono il disco con la
traccia omonima, tenebra e mistero ci avvolgono subito con grande
efficacia. Il sound è piuttosto artigianale, si sente che si
tratta di un demo, ma ci sono idee sottostanti che rendono particolarmente
pregevole il guizzo creativo di questi musicisti. “Expectations”
è ancora più spettrale, siamo in pieno dark prog. La
pecca maggiore che si avverte, a parte i suoni un po’ domestici,
è il cantato, che andrebbe affidato ad una voce migliore, ma
il singer comunque ha una carica interpretativa che si adatta emozionalmente
al sound oscuro, un po’ come fece Ozzy coi Sabbath, una voce
sgraziata, ma che era semplicemente perfetta per il sound oscuro.
Se ancora non siete convinti ecco che arriva un titolo che parla da
solo: “Mysteriuos Ways”, è vero che non basta un
titolo per fare di questa musica qualcosa di reale, ma in questo caso
c’è una buona associazione. Dei suoni di acqua e di boschi
aprono “In the Woods”, che ha un andamento molto triste
e malinconico che sfocia nel canto di dolore di “Elegy”,
la cui forza drammatica è veramente toccante. A sorpresa “Forcing”
è un metal dal sapore molto orientale ed epico, stacca dal
repertorio precedente, ma ci sta bene e il crescendo finale è
da brividi. Con “Frozen” si torna ad un clima di mistero
e di ombra, ancora a qualcuno potrebbe non piacere il cantato, ma
io lo trovo in fondo suggestivo, anche se ne colgo i limiti. Molto
belle le idee espresse in “The Tide”, che recuperano l’idea
di rock romantico tanto cara negli anni ’70, pur con un sound
diverso. I fantasmi continuano a materializzarsi con la tragica “Make
Me Believe” e il tutto si chiude con un cerchio perfetto con
“Elegy Epilogue”, un dramma che trova il suo compimento
in una parentesi riflessiva dominata da un forte sapore di afflizione.
I Nordagust hanno prodotto un vero gioiello di dark prog, con tutti
i limiti e i pregi che questo significa, ovviamente vale in questo
caso la regola che non si tratta di un disco “per tutti”,
ma tutti quelli che cercano musica che faccia pensare prima di essere
solo banale intrattenimento, troveranno in questo disco più
di un motivo per amarlo. GB
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