Quando la letteratura si sposa con la musica, l’arte si eleva
al quadrato. Capita tuttavia che a volte il tutto diventi molto pretenzioso,
e non sempre i risultati vanno a centrare l’obbiettivo. E’
un rischio, se poi si parla anche di debutto, allora si può
dire che i musicisti ne hanno di fegato! E qui fanno bene, perché
in questo caso i Noxter di Castelfidardo hanno tutte le carte in regola
per comporre e suonare con buona tecnica individuale, la grande storia
di “The Song Of The Ancient Mariner” di William Wordsworth.
Una storia romantica a cui nel tempo hanno attinto altri musicisti
del mondo del Rock, come ad esempio gli Iron Maiden. Ma qui siamo
in territorio Progressive Rock, quello più moderno.
In una elegante confezione cartonata, il doppio cd si presenta con
le illustrazioni di Andrea Giorgetti e la grafica di “Pixel
Lab”, Arduino Serpilli, il primo disco è composto da
otto tracce, mentre il secondo è suddiviso in sette atti. Il
gruppo è formato da Matteo Chiaraluce (voce, chitarra acustica),
Cesare Sampaolesi (chitarra elettrica, cori), Federico Carestia (basso),
Caterina Sampaolesi (tastiere, synth, violino), e Andrea Elisei (batteria).
Cosa intendo per Progressive Rock moderno? Semplicemente l’evoluzione
naturale che c’è stata dopo le grandiose lezioni degli
artisti anni ’70, ossia di Genesis, Gentle Giant etc. etc. Ecco
dunque l’unire quel Rock con suoni più moderni, spesso
visitati da artisti come Steven Wilson, Opeth e molto altro ancora.
Eppure nel loro sound aleggia la semplicità, sin dall’iniziale
“The Mariner”, la melodia è importante, per poi
andare a scavare nel passato. Breve grattata nel Metal con “Noises
In A Swound” per giungere alla splendida “An Albatros”,
narrata da Sauro Savelli. Le atmosfere sono eteree, echi, gocce di
tastiere che si ripetono a loop per un immagine per la mente. I Noxter
si divertono a toccare la musica senza restrizioni mentali, ascoltare
“Day After Day” è un salto in un mondo sonoro ibrido,
fatto di nenie e giochi vocali, ma quando parte la chitarra il pelo
sulla pelle si alza. Se vogliamo estrarre un singolo da questo lavoro
direi di farlo con “Alone”, vero stile Prog a cavallo
con la psichedelia di matrice Porcupine Tree. Ritornello che si stampa
in mente in un istante, questo è anche ciò che deve
fare la musica, rimanere. Più ricercata nella ritmica “Seraph
Band” che contiene anche un breve assolo di tastiere. Buona
anche “The Good Eremith”, anche se come tastiere avrei
preferito un enfatico Mellotron, ci sarebbe caduto a fagiolo. Nuovamente
le melodie sono importanti, così l’assolo di chitarra.
Il primo disco si chiude con un pezzo malinconico, proprio “The
Song Of The Ancient Mariner” e qui i Noxter sanno il fatto loro,
un mix di ingredienti che mi fanno venire alla mente certi lavori
di Clive Nolan (Pendragon, Arena etc. etc.).
Il secondo disco ripercorre il sentiero del primo, ma con la storia
narrata, l’interpretazione di Savelli è davvero sentita
e profonda, ecco la letteratura che sposa la causa musica. Musica
ed immagini.
Questa è la bellezza di questo genere che sempre più
trova difficoltà in questi tempi moderni nel farsi ascoltare.
In un periodo di mordi e fuggi, l’ascoltare è sempre
cosa più rara, quindi onore ai Noxter per darci comunque questa
opportunità, questa musica sembra dire “Non morirò
mai!”.
Per quello che concerne il mio lato critico nei confronti di questo
ottimo lavoro riguarda il cantato in inglese, che molto probabilmente
ha bisogno di focalizzare meglio il tiro. Buona comunque l’interpretazione.
Per il resto largo ai giovani, che dimostrano di conoscere la storia
e di saperla suonare con buona tecnica. Noxter, il vostro nome è
nel mio tabellino di marcia, vi terrò d’occhio. MS
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