I Nutz sono una di quelle band di cui non si sa quasi nulla, ma che
hanno fatto parte a pieno titolo del movimento hard rock della metà
degli anni settanta. In patria erano proverbiali per essere un’eterna
support band, infatti non hanno mai sfondato e i loro concerti erano
più apprezzati dei dischi in studio, ciononostante hanno fatto
in tempo a pubblicare tre album fra il ’74 e il ’76 con
un live album a chiusura dell’esperienza uscito nel ’77,
poi si sono riformati negli anni ’80 senza il tastierista Kenny
Newton (entrato nei mediocri Nightwing) con l’aggiunta del chitarrista
Terry Steers come Rage, con questo moniker e con un sound decisamente
più heavy hanno ottenuto molti più consensi e finalmente
sono entrati nell’olimpo del rock, ma questa è un’altra
storia.
Questo live proposto dalla mitica Angel Air è postumo, ma cattura
tutta l’essenza del gruppo, che aveva un sound a metà
strada fra il boogie rock degli Status Quo, il gusto per l’improvvisazione
dei Deep Purple e la pesantezza dei Black Sabbath, con un hammond
indiavolato che duetta spesso con la chitarra, mentre la sezione ritmica
macina groove granitici. I dodici brani in scaletta sono tutte icone
del genere, molto settantiane nella struttura, ma soprattutto piene
di energia selvaggia, tanto che molti produttori e manager famosi
dell’epoca come Peter Grant (Led Zeppelin) e John Antony (Queen)
si fecero avanti per avere questa band in rooster, infatti i buoni
presupposti sono poi fioriti nei Rage. L’apoteosi viene toccata
col cavallo di battaglia “Wallbanger”, davvero irresistibile.
Quello che ascoltiamo è un concentrato di hard rock quintessenziale,
magari non così originale, ma di sicuro molto coinvolgente,
la sfortuna di questa band ovviamente è di essere arrivata
“tardi”, il genere in parte era saturo e in parte tirava
già aria di cambiamento. Se solo avessero anticipato di un
paio d’anni la loro carriera discografica oggi avrebbero tutto
un altro status, ma anche così rimangono una cult band di tutto
rispetto, che merita pienamente di essere riscoperta e rivalutata
e questo live è davvero memorabile.
Coi se e coi ma non si riscrive la storia, però riscoprire
questo disco può fare solo bene, come dicevo è musica
per gli amanti dei seventies, ma oggi sta tornando di moda questo
modo irruento di fare musica e dare un ascolto anche a queste formazioni
collaterali aiuta a focalizzare meglio quel’era il territorio
in cui si muovevano gli artisti dell’epoca. Un gran bel titolo,
let the Rage begins. GB
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