Il territorio musicale italiano è davvero strano. Se andiamo
a considerare le vendite discografiche ed i media, ne esce fuori un
quadro netto e ben distinto, ossia una inclinazione verso un commerciale
in stile americano ed inglese. L’essere è sopraffatto
dall’apparire, i video musicali hanno il potere di dettare legge
e mostrare musica per il corpo. Ma il commerciale in verità
non è sinonimo di bassa qualità, se fatto bene serve
per rendere il brano di facile memorizzazione. In fondo la musica
serve per questo, distrarre e farci staccare per un istante dalla
realtà. Un film per le orecchie.
Per questo ho esordito dicendo “Il territorio musicale italiano
è davvero strano”, perché malgrado le vendite
e l’interesse della maggior parte degli italiani propenda verso
un certo tipo di musica, c’è ancora chi coltiva la passione
per quella della mente. I marchigiani Odessa riescono a fare di più,
unire il commerciale con il Progressive Rock, musica cosiddetta “dotta”
per eccellenza. Si parla sempre di Rock e dalle radici profonde. Vengono
analizzati gli anni ’70 ed allo stesso tempo assimilati, il
brano tributo agli Area dal titolo “Cometa Rossa” la dice
lunga sulla cultura di questo quartetto. Parlando di Area non si può
non pensare a Demetrio Stratos ed alla sua incredibile voce, Lorenzo
Giovagnoli oltre che il tastierista degli Odessa, è anche ottimo
vocalist dalle qualità importanti.
La band si forma nel 1998 proprio per opera di Giovagnoli e nel 1999
esordiscono con “Stazione Getsemani” per la Mellow Records.
Nella loro carriera partecipano a molti concorsi e manifestazioni,
fra cui citiamo “Pescarock”, “Fa Note”, Prog
Sud”, Baja Prog” e molte altre, tutte con grande successo.
Attingono anche da band quali Led Zeppelin, Deep Purple, King Crimson,
da qui l’inclinazione verso un Hard Prog davvero interessante.
Questo è “The Final Day”, un viaggio fra la memoria
ed il suono moderno. Un sound fresco, come nell’irresistibile
refrain iniziale di “Final Day”. Il basso di Valerio De
Angelis e la batteria di Marco Fabbri compongono una ritmica precisa
e pulita. Le chitarre di Giulio Vampa disegnano ottime geometrie sonore
e spesso trascina l’animo dell’ascoltatore in mondi fantasiosi
grazie ai solo brevi ma ricchi di adrenalina. Alcuni brani sono cantati
in inglese, mentre la maggior parte in italiano. Il cd è composto
da dieci tracce e la produzione sonora è buona. Ascoltando
“Viene La Sera” balzano in mente tutti i dipinti sonori
di band come La Locanda Delle Fate e via dicendo, ma ecco la genialità
degli Odessa, un ritornello ammiccante, gradevolissimo ed uno sprazzo
addirittura di Reagge. Questa è la filosofia di “The
Final Day”, musica per piacere e per piacersi, insomma un prodotto
per tutti. “Taxi” è un altro passo verso questo
credo, senza disprezzare frangenti impegnati, ricolmi di vecchie influenze
Prog. Trascinante l’Hard Rock di “Compra”, mentre
per il mio metro di giudizio la strumentale “Senza Fiato”
è un eccellente tassello nel grande puzzle del Progressive
Rock Italiano. Svariate le sorprese in questo ultimo lavoro degli
Odessa e non voglio svelarvi tutto, l’ascolto vi premierà.
“The Final Day” è un lavoro anima e corpo, dove
la mente ed il cuore sono tutti e due appagati, non ignoratelo, c’è
gente che scommette duramente sulla qualità. MS
Altre recensioni: Stazione Getsemani XXV
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