L’esordio degli Odessa risale a venticinque anni fa e il leader
Lorenzo Giovagnoli (voce e tastiere), su impulso di Marina Montobbio
che ha prodotto il disco, ha rispolverato il disco, che è diventato
un classico del prog tricolore nonostante sia uscito in un periodo
non semplice per chi crede in questa musica. Il motivo però
di questa riedizione non è solo per celebrare un disco ormai
di difficile reperibilità, ma è nato dalla consapevolezza
che la band oggi è molto maturata e con la nuova line up, che
vede l’innesto del chitarrista Giulio Vampa e del batterista
Marco Fabbri, poteva effettivamente offrire una versione migliorata
del disco.
La scaletta è praticamente inalterata con la sola aggiunta
di “Interludio”, che sembra citare con personalità
i Gentle Giant, prima del brano finale. Gli anni passati, che hanno
portato la band ad esibirsi su importanti palchi internazionali, hanno
arrotondato il sound hard prog fino a renderlo altamente professionale
e competitivo. La bellezza delle composizioni viene così esaltata
da questi elementi e i duetti strumentali portano un’enfasi
coinvolgente. I testi in italiano, retti dalla voce potente di Lorenzo,
si inseriscono felicemente nelle trame sonore, un gran lavoro ricco
di passaggi memorabili, Stazione Getsemani XXV offre un sontuoso restlyling
di un disco già pregevole.
I temi trattati nei testi poi sono meritevoli di approfondimento,
come del resto la copertina del disco che raffigura il dipinto Indifferenza
Per La Crocefissione, la solitudine di Gesù in croce, raccontata
nei Vangeli, diventa metafora del nostro tempo, che tra guerre atroci,
sfruttamenti incontrollati e insofferenza (nel migliore dei casi)
per le sorti dei migranti, sta mostrando un volto sempre meno umano.
Un disco che nasce da vero amore per la musica e per questo merita
tutta la nostra attenzione. GB
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