Raffaele Olivieri è un artista poliedrico, suona il pianoforte
da circa quarant’anni, ha collaborato con RAI3 e RAI SAT2 ed
ha scritto tre romanzi e vari racconti. Il genere musicale a cui si
è dedicato principalmente Olivieri è il jazz e questo
suo disco ne mostra tutta la personalità.
Quanti artisti sono stati ispirati dalla luna? Difficile dirlo, perché
questo strano satellite terrestre ha sempre giocato un ruolo chiave
in amori e umori e non solo. Anche Raffaele dimostra di averne subito
il fascino ed ha composto questo album magicamente notturno nei suoni
e nella concezione. Ci sono molti modi di interpretare il jazz, Olivieri
ha scelto una via fra lo sperimentale e il melodico ed è riuscito
a creare una gradevole via di mezzo, smussando le spigolosità
della ricerca musicale, senza privarci del gusto di poter ascoltare
raffinatezze e passaggi arditi. Ad accompagnare Olivieri troviamo
il batterista Marco Tonin, che è uno dei musicisti più
sperimentali in questo disco, i suoi apporti di batteria non sono
finalizzati alla ritmica, che viene per lo più affidata al
contrabasso di Andrea Donati, ma tendono a proporre ricercatezze espressive,
con colpi di piatti inattesi e fraseggi di rullante molto dosati,
un lavoro indubbiamente interessante. Poi a vari fiati c’è
Massimo Miglio e Tiziana Corti canta in due brani.
Ci sono ritmi latini e atmosfere francesi, a proposito di notturni,
“Lettere dal Sud” mi ha ricordato vagamente quelli di
Chopin riletti in chiave jazz, ci sono passaggi pennellati con misura,
quasi minimali, dove la ricerca del gusto ha il sopravvento su tutto
il resto. Ne esce un disco molto godibile, che per quasi un’ora
regala molte emozioni. GB
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