Gli Ordinary Brainwash sono una one man band capitanata da Rafal Zak,
polacco di Varsavia, che si ispira al prog post moderno, e pubblicano
il terzo lavoro. Non conoscendo molto del passato di Zak e nemmeno
i suoi due dischi precedenti, non mi resta che passare subito alla
sua musica.
Il disco parte con il brano intimista “Outdated”, suoni
post moderni si intrecciano su un tappeto rock essenziale, fra Radiohead
e Porcupine Tree, ma il brano è complesso e pian piano prende
vigore e intensità, un bel mix, magari oggi non più
tanto originale, ma ben congegnato. La Title Track è un brano
abbastanza duro, rispetto al precedente, il ritmo è incalzante,
ma il cantato è comunque morbido. Con “Unbirthday”
si torna al prog post moderno iniziale, l’orchestrazione del
brano è quasi sinfonica e questa è una novità,
per il resto ci sono gli elementi comuni del genere. “Stay Foolish”
ha un avvio avvincente, con una linea melodica che cattura fin dal
primo ascolto, una canzone dal brio pop, che potrebbe diventare anche
un buon singolo. “Don’t Look Back” è molto
malinconica, così come la seguente “Homesick”,
brani tra il cantautorale e il pop minimalista, anche se gli arrangiamenti
sono molto più curati di quello che si potrebbe pensare ad
un ascolto superficiale. “Critical Error” è quasi
shoegaze, con suoni spesso saturi e ossessivi, che lasciano il posto
a parti serenamente incantate, un bel mix ricco di idee con un bel
crescendo finale. Chiude “Something New”, che fra tutti
è il brano più introspettivo e che porta una dose di
serenità.
Buon disco questo di Rafal Zak, che si inserisce nel filone dei gruppi
che cercano strade nuove per il prog, di certo non possiede ancora
il carisma dei grandi, ma che esprime buone doti e che presto potrebbe
anche lasciare un segno profondo. GB
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