Compie un lavoro pregevole, Sergio Calzoni, manipolando una materia
essenziale, e rendendola forma e sostanza, ma mantenendo un qualcosa
di astratto in sé, come un refolo di vento che trascina via
un nembo di polvere. Dieci tracce che lievitano, e che possiedono
una forte componente descrittiva, e che procedono lente, come il titolo,
Figures in slow motion, vuol far intendere. E' una bellezza estatica,
che mi ricorda vecchi documentari sulle steppe, un tempo percorse
da aggregati di guerrieri indomiti e feroci, ora dai loro eredi fieramente
ancorati alle arcaiche tradizioni perpetrate da saggi sciamani.
Il c.v. di Sergio è esemplare, da Alma Mater ad Act Noir passando
per i Colloquio, nulla che sia scontato, lontano dal mainstream eppure
capace d'essere accessibile, perchè non ha senso rinchiudersi
in una torre d'avorio e restarsene lì ad osservare il fuori
da una finestra. L'elettronica così, nella circolare perfezione
di Figures in slow motion, ci scalda l'anima intirizzita dalle brutture
contemporanee, fornendoci sì una via di fuga, ma non una soluzione
di comodo, come l'abbandonarsi all'ignavia potrebbe essere. Un viaggio,
soffermandosi a rimirare la superficie increspata del Bajkal immenso,
il mare sacro dei buriati, prima di ripartire per la prossima meta,
come il monaco che si prepara al prossimo pellegrinaggio, pronto ad
affrontare distanze immense, senza immaginare nemmeno dove la sua
sete di conoscenza lo porterà.
Figures in slow motion è lì, sospeso nel Tempo, liquido
amniotico che ci dona rifugio e pace interiore, ove immergersi non
solo col corpo, ma sopra tutto con lo spirito. Un viaggio appena iniziato,
che auspico sarà lungo, perché in Sergio la volontà
e le capacità di realizzare i propri progetti sono qualità
che abbondano. AM
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