Rock Impressions
 

INTERVISTA ALLE ORME risponde Michi Dei Rossi
Di Giancarlo Bolther

Ciao Michi, ci eravamo sentiti in occasione della pubblicazione del bellissimo dvd Live in Pennsylvania, al tempo avevamo chiacchierato con un entusiasta Aldo, oggi vi ritroviamo con una formazione (nuovamente) rimaneggiata, Tagliapietra non è più nella band, ma della sua uscita si sa ancora poco o nulla, un’assenza che sicuramente i vostri fans non potranno non notare, si può sapere qualcosa di più su come sono andate le cose?
La domanda bisognerebbe girarla a Tagliapietra, ha lasciato la Band senza accettare di darmi spiegazioni e soprattutto ha dichiarato alla stampa che Le Orme si erano sciolte.
Il suo abbandono è stato come un fulmine a ciel sereno, che inizialmente ci ha messo in crisi, poi semplicemente ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi a provare tutti i santi giorni, con tutte le nostre forze e tutte le nostre idee, determinati a portare avanti la musica che più è stata ed è il nostro essere: Il Rock Progressivo Sinfonico, marchio di fabbrica de Le Orme da sempre.
Il sostegno dei fan, unito alla collaborazione di Enrico Vesco (manager) e di Guido Bellachioma (direttore artistico per la parte letteraria), sono stati elementi importanti per la buona riuscita di questo nuovo progetto.

Nelle note di apertura del cd si legge: “Michi… Non ha un carattere facile…” è un modo per giustificare quanto è avvenuto?
Assolutamente no, per carattere non facile si intende un carattere forte e deciso a mantenere la band (vedi il cambiamento epocale della Trilogia 1996/2004) nella via del progressive, abbandonando quello che fu il periodo pop dell’album “Orme”, che si rivelò un flop sia artistico che economico. Con la Trilogia Le Orme hanno riconquistato identità e prestigio del mondo progressive, marchio di fabbrica della band.

Vista l’età e i traguardi che avete raggiunto, perché non è stato possibile passare sopra quanto è accaduto e mantenere la forza di andare avanti tutti insieme?
Noi stiamo continuando sulla strada del progressive con il nuovo album “La via della seta”, Tagliapietra e gli altri stanno, per ora, eseguendo dal vivo solo il repertorio vecchio con una scaletta poco prog e abbastanza canzone, aspettiamo prima di sentire un album di inediti, perché Pagliuca l’anno scorso è uscito con un cd di brani de Le Orme eseguiti solo al piano, mentre Tagliapietra ha appena sfornato un cd di canzoni de Le Orme e proprie riarrangiate in acustico. Per il resto, Tagliapietra ha dichiarato che farà un album concept che non sarà progressive, evidentemente la strada intrapresa da Le Orme non si incrociava più con la sua e i segnali che arrivano dall’altra parte non sono certo positivi.

È stato difficile trovare un musicista per rimpiazzare Tagliapietra?
L’idea era quella di formare una band che avesse la possibilità di eseguire tutto il repertorio Prog e non del vecchio corso e che fosse in linea con la musica del nuovo corso, così abbiamo pensato di aggiungere un pianista e un chitarrista, (la formazione rimasta dopo l’abbandono di Tagliapietra era: Dei Rossi, Bon e Trentini), mentre per il cantante si è pensato da subito a Jimmy Spitaleri, già con la storica band prog Romana “Metamorfosi”, cantante dotato di una voce rock lirica e dinamica, all’opposto di quella di Tagliapietra, per dare una svolta definitiva alla band.
La nuova line up:
Michi Dei Rossi : batteria, percussioni
Michele Bon : organo Hammond, piano, synth, tastiere e cori
Fabio Trentini : basso, bass pedals, chitarra acustica e cori
Con
Jimmy Spitaleri : voce
William Dotto : chitarre elettriche e chordal tapping in L’alba di Eurasia
Federico Gava : piano, synth e tastiere

Michi, adesso che sei rimasto da solo a portare avanti la continuità storica del gruppo, come vivi le nuove dinamiche all’interno della band?
Non sono l’unico, con me c’è Michele Bon che da 20 anni è con Le Orme, con lui ho condiviso la Trilogia e questo nuovo progetto che ci vede coautori di tutti i brani, con un paio realizzati assieme a Fabio Trentini e uno assieme a Federico Gava, questo nuovo corso de Le Orme è una band coesa piena di energia e di amicizia e io mi sento uno di loro e non Michi Dei Rossi lo storico batterista de Le Orme.

La Via Della Seta è un album decisamente bello, un’opera rock suggestiva, che rivitalizza il genere, dove avete trovato l’energia per comporlo?
Grazie. Ci siamo semplicemente riuniti a provare per qualche mese, la band era molto motivata, la libertà, la voglia e la gioia di lavorare assieme hanno fatto il resto.

Ho trovato molto affascinante il concept, è pieno di riferimenti importanti, voi su quali idee in particolare vi siete focalizzati e cosa volete dire in particolare con questa storia?
Questo è l’album della rinascita, del nuovo corso, un cambiamento epocale che vede in prima linea il prog-rock sinfonico senza compromessi fatto di passione, sudore e libertà di idee, cose fondamentali per il nostro essere musicisti, i testi sono di Maurizio Monti (già autore per Patty Pravo, Cocciante, Mina, ecc.) abbiamo pensato a lui prima di tutto perché è un autore eccezionale, in seconda battuta perché conosce bene la voce di Jimmy avendo scritto i testi per il suo secondo album solista “Uomo irregolare”. I suoi versi evocativi hanno aggiunto all’album un ulteriore tocco di magia. La via della seta è un concept in forma di suite con 12 movimenti, 6 cantati e 6 strumentali, è come un romanzo in musica che racconta una storia in modo più profondo, sia musicalmente sia letterariamente. Anche i titoli delle composizioni strumentali, oltre ai testi veri e propri, servono a questo scopo, è una metafora sull’uomo, sull'incontro dei popoli, che sin dall'antichità, hanno trovato giusta dimensione su questa via, alla ricerca della distensione culturale e religiosa, anticipando la globalizzazione forzata di oggi. La parte letteraria (storia, libretto, grafica nasce dalla collaborazione con Guido Bellachioma).

Michi, adesso sei stato impegnato in prima persona come compositore delle musiche, anche in passato ti occupavi di composizione anche se poi non comparivi nei credits? È cambiato altro nel vostro modo di comporre con l’attuale formazione?
Il modus operandi è rimasto lo stesso degli ultimi 16 anni. Prima de “La via della seta” e della Trilogia, dove compaio già come compositore, ho composto alcune cose (non ero iscritto alla SIAE, allora bisognava fare un esame al quale non ero preparato) e ne ho suggerite altre, con il mio drumming fuori dagli schemi ho dato quel carattere (basta pensare a brani come “Aliante”, “Maggio”, “La porta chiusa”, “Sguardo” ecc. ecc.) che ancora oggi è segno distintivo del sound de Le Orme, purtroppo in termini economici non sono mai stati riconosciuti i miei contributi, anche se all’epoca mi erano state fatte molte promesse. Ogni tanto penso: ma gli assoli di batteria in Felona e Sorona e nel live Le Orme in concerto non li ho forse composti io?

Molte band storiche non fanno quasi più nuovi dischi, anche se continuano a suonare dal vivo. Viste anche le attuali difficoltà del mercato discografico, voi che aspettative avete (se ne avete) su questo nuovo album?
L’album è uscito il 15 aprile e siamo già a 5000 copie tra vendite e ordini, non male come inizio. Il disco serve per dare visibilità alla nuova band, per far vedere che la band è viva con idee nuove, con ha voglia di calcare i palcoscenici per ancora molto tempo

Il movimento prog è stato continuamente interessato da momenti di enfasi e da momenti di fiacca e di stanca, c’è stato il periodo d’oro dei primi anni ’70, la rinascita a metà anni ’80, una nuova fioritura a metà ’90, in parallelo si è sviluppato il movimento prog metal, mentre oggi si comincia a parlare di prog post moderno (con gruppi come Porcupine Tree e Anatema in testa), voi come vedete l’evoluzione del movimento?
Non c’è nessuna evoluzione per quanto riguarda il mercato, c’è solo evoluzione artistica di qualche band che ha il prog nel sangue, motivata e coesa, il prog non viene prodotto dalle majors, non viene trasmesso dalle radio commerciali e dalle televisioni, semplicemente perché non fa guadagnare soldi, come accade anche per il Jazz, mentre la classica vive di fondi statali.
Abbiamo solo piccole etichette, dischi autoprodotti o prodotti grazie ad alcuni appassionati, abbiamo volonterosi organizzatori che si danno da fare per dare visibilità a una delle musiche più interessanti di tutte le epoche.
Negli anni 70 tutti guadagnavano con il Pop Sinfonico e allora: Grandi star, grandi concerti con orchestra, grandi tour mondiali la musica guadagnando si finanziava, album, tour, cultura ecc.
Le Orme sono una famiglia che fa tutto da se, libera da condizionamenti di ogni tipo, sono i fan che ci danno le energie per continuare sulla via del progressive, che vi assicuro è molto dura, però vediamo che ogni volta che si suona il pubblico è numeroso rimane incantato e soddisfatto, chiedendo bis e divertendosi assieme a noi su palco e per questo li ringrazio pubblicamente.

Cosa pensate invece di chi considera “regressive” chi oggi fa prog ispirandosi, più o meno palesemente, al prog settantiano?
Che in alcuni casi hanno ragione, ispirarsi al passato può starci, però ci vogliono idee nuove e bisogna viverle nel presente.

Avete in programma un nuovo tour, che accoglienza state ricevendo dal pubblico, come stanno reagendo alle novità?
Abbiamo appena fatto 15 concerti in un mese e ad ogni concerto il pubblico è stato numeroso e si è divertito con noi come a una grande festa.
La via della seta Tour è partito il 22 marzo da Roma con tre concerti sold out e si è concluso 1l 25 aprile a Venezia con un LE ORME-DAY (giorno dedicato al Fanclub) al Teatro San Gallo, a due passi da Piazza San Marco. Poi riprenderà a maggio con la fase estiva, che continuerà toccando tutta Italia fino in autunno. L’accoglienza è stata fantastica ed è un miracolo che pubblico e giornalisti siano d’accordo una volta tanto, sul nuovo corso e sul nuovo album

Vuoi chiudere con un saluto finale?
Grazie è stato un piacere, il Progressive è vivo, ascoltatelo e sostenetelo senza scaricarlo.

GB

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Recensioni: Live in Pennsylvania; La Via della Seta

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