Rock Impressions

Overunit Machine - Antropophobia OVERUNIT MACHINE - Antopophobia
Killer Pool
Distribuzione italiana: Narcotica Publishing
Genere: Crossover
Support: CD - 2009

Gli Overunit Machine sono un sestetto e provengono dal Friuli. Dopo il debutto autoprodotto del 2005 dal titolo “Nursery Rhymes” li ritroviamo oggi con un contratto legato alla Killer Pool. Le promesse c’erano allora ed oggi sono state mantenute, intatta anche la grinta e la rabbia che si portano dentro. Inni alla libertà, al ribellarsi dal “nemico” numero uno: gli altri. Rabbia sia verbale che sonora, uno sfogo in musica che rende il tutto molto credibile, sottolineando il vero senso di questo genere. Undici rasoiate alle orecchie prive di compromesso, è così che Klown (voce), Luca (chitarra), Paul (batteria), Alan (chitarra), Mani (basso) e Piggy Delirium (samples) ci aggrediscono.

Non solo rabbia, anche malessere, dolore, ma soprattutto ribellione e disgusto per il cannibalismo che l’uomo pratica nei confronti del proprio simile. Una società che va combattuta e come dicevano negli anni ’70 gli Area “il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia…” Niente paura dunque, è solo musica, un semplice mezzo per sfogarsi e svegliare le masse da quel torpore che ultimamente sembra averle impossessate. Brani che alternano motivi malinconici e pacati a frustate di rabbia gridata a squarciagola, perfetto esempio è “Breathe”, oppure “Dust To Dust”. Questo è il Crossover, ben interpretato dalla duttile voce di Klown. Tutto quello che questi ragazzi fanno è niente in confronto all’impegno sociale a cui dedicano parte del loro tempo, infatti li troviamo con Amnesty International nella lotta contro la pedofilia. Buone molte di queste undici canzoni.. Il songwriting è davvero gradevole, così le melodie che squarciano di tanto in tanto l’ascolto. “1000” è un altro brano che mi ha colpito, davvero efficace nella sua varietà sonora. Bella anche “(Instrumental)”, nenia breve e profonda, come un coltello che gira nella piaga. Tutto il disco scorre piacevolmente, grazie alla fantasia compositiva di cui dicevo prima.
Criptici i dieci minuti finali di “Ghosts”, un brano che vi turberà dentro.

Solo un appunto, personalmente non ho apprezzato molto il suono della batteria, Paul è un ottimo batterista, non c’entra nulla, è solo questione di suono, secondo me serviva secco e più in evidenza. Disco consigliato non solo agli amanti del genere. MS


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