Qui
c’è Heavy Metal puro e radicato, quello che dagli anni
’80 sentiamo dire che sparirà presto. Sparire? E invece
è qui, sempre qui e alla faccia del suo nome (Metal)…
è inossidabile, come la voce impressionante di Owens! Passare
dai Judas Priest per gli Iced Earth fino alla semplice normalità
di cantante solista non è certamente facile, demoralizzerebbe
chiunque, ma non lui. Ripper è saldamente ancorato alla sua
passione, al credo che accomuna molti di noi: il Dio Metallo. Quando
è così, tutto è più semplice, anche buttarsi
alle spalle certe esperienze ed assimilare solamente il lati positivi
di esse.
Il vocalist ne esce fuori, a mio modo di vedere, con orgoglio e passione.
Ora più che mai, grida con la sua meravigliosa voce tutto l’amore
per il genere e, come alla ricerca di una mamma, si attacca alla sottana
del Metal originale, quello appunto degli anni ’80. “Io
sono questo e queste sono le mie origini”, sembra voler dire
il nostro autore. Ma per rendere il tutto plausibilmente anni ’80
necessita la presenza di artisti che questa materia l’ha vissuta
e suonata in diretta. Ecco allora scorrere avanti a noi i nomi di
artisti che fanno gelare il sangue nelle vene:
Buce Kulick (Grand Funk Railroad, Kiss), Carlos Cavazo (Ratt, Quiet
Riot), Craig Goldy (Dio), Chris Caffery (Savatage), Doug Aldrich (Whitesnake),
Michael Wilton (Queensryche), Jeff Loomis (Nevermore), Steve Stevens
(Billy Idol) alle chitarre.
Marco Mendoza (Whitesnake), Billy Sheehan (Mr. Big), Dave Ellefson
(Megadeth), Rudy Sarzo (Dio, Osbourne, Quiet Riot), James Lomenzo
(Megadeth), Tony Franklin (Blue Murders), Dennis Hayes (Beyond Fear)
al basso.
Simon Wright (Dio, Ac/dc), Vinny Appice (Dave Lee Roth), Bobby Jarzombek
(Sebastian Bach, Riot, Halford) alla batteria e molti altri.
Sono chiare le cose? A questo punto mi sembra altamente superfluo
andare ad analizzare i singoli brani, anche perché chi ama
questo genere è gia schizzato a comperare il disco. Questo
è il Metal, da questo binario non si deraglia… mai! Solo
un applauso più caloroso per “Starting Over” ed
una sonora bordata di fischi per l’artwork, davvero penoso.
Non è un disco memorabile, ma sicuramente nel vostro scaffale
di dischi di metallo fumante, farà la sua (s)porca figura.
Avanti così Ripper, grazie. MS
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