Se
non erro questo è il quarto album dei norvegesi Pagan’s
Mind, un gruppo che ha dato vita ad un prog metal molto personale
e carico di melodia. Non avendo i dischi precedenti non posso fare
confronti, ma ho letto critiche molto positive su questa band, quindi
presumo che il presente album si inserisca in un cammino evolutivo,
anche se non ho trovato particolari elementi che facciano pensare
ad un progresso artistico.
Il disco presenta dieci brani originali più una cover di Bowie.
L’intro è un po’ sconclusionata, ma non priva di
interesse, poi parte la title track, un brano che ricorda molto il
prog metal di gruppi come Ivanhoe ed Elegy con grandi melodie e partiture
parecchio complesse, il brano piace fin da subito anche se non c’è
nessuno spunto originale. Non c’è che dire il gruppo
suona veramente bene, è potente e ha un groove che cattura,
questo compensa in buona parte la mancanza di originalità.
“Automatic Firelight” è il primo brano che riesce
un po’ a scuotermi, anche se è un po’ troppo estremo
per i miei gusti, ma almeno denota carattere. Poi c’è
“Hallo Spaceboy” di Bowie e si sente subito che la “musica”
è cambiata. Il singer imita il Duca molto bene e ne esce un
brano che tira su non poco tutto il disco. In “Evolution Exceed”
i nostri arrivano a toccare con prepotenza l’epic e dimostrano
di avere una buona vena compositiva, questa versatilità tiene
alto il ritmo di tutto il lavoro. È da questo punto che arrivano
le parti migliori del cd, che sfiorano il colpo nelle belle architetture
dell’intrigante “Painted Skies”. Da questo punto
il cd rimane su standard discreti, ma senza dare ulteriori scossoni.
God’s Equation è un album che ha tutti i numeri per conquistare
larghi consensi, anche se non è certo un capolavoro, però
è un di quei dischi che si ascoltano sempre volentieri. Dedicato
a tutti gli amanti del prog metal! GB
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