Ho già parlato dei cuneesi Pandora nella recensione dell’album
“Sempre E Ovunque Oltre Il Sogno”, disco sinfonico dalle
tinte vintage. Si formano nel 2005 con l’unione di Claudio Colombo
(batteria), Beppe Colombo (tastiere) e Corrado Grappeggia (tastiere).
Il nome della band lascia intuire il contenitore sonoro e le sue potenzialità,
infatti la musica è ispirata da artisti storici quali Genesis,
EL&P, PFM, New Trolls, Gentle Giant, Orme e Dream Theater. E come
ne ho parlato? Bene, perché in verità pur avendo uno
stile datato, ha saputo emozionarmi, come in genere riesce il Prog
tastieristico in stile anni ’70 in senso generale. Mi accingo
dunque con bramosia a prendere ed ascoltare questo nuovo suggello.
Ed ecco le prime sensazioni tatto/visive, quando mi incontro con un
cd così ben rappresentato da un artwork ricco e cartonato (ad
opera di Emoni Viruet), nel rispetto di chi spende la sua paghetta
per onorare e seguire la nostra musica, per me è già
lode. I Pandora dimostrano di avere rispetto dell’arte in senso
globale e per chi la segue, questo è un fatto che tendo a sottolineare,
in un momento come questo dove il nudo e freddo MP3 la fa da padrona.
Ascoltare, vedere, leggere, odorare anche la stampa del libretto (lo
so che lo fate anche voi) ci porta all’interno di questo mondo
musicale, dentro a questo “vaso” di sonorità.
Aprendo il cartonato, ci si imbatte con una scritta che farà
sobbalzare dalla poltrona i fans dei VDGG, il ringraziamento per la
partecipazione alle registrazioni da parte di David Jackson. Ma gli
special guest non finiscono qui, nel viaggio Progressivo si incontrano
Dino Fiore dei Castello Di Atlante e l’olandese Arjen Lucassen
degli Ayreon, oltre che Star One ed Ambeon.
Il trio ha una freccia a proprio favore, la possibilità di
esprimersi a piacimento, in quanto tutto è autoprodotto e registrato
nello studio personale.
“Alibi Filosofico” si svolge su tematiche fantasy fra
cavalieri, druidi, elfi e quant’altro, in più narra del
personaggio Antonio Ligabue, noto pittore dalla psiche turbata.
Lo spirito Pandora fuoriesce in tutta la sua forza sin dalla mini
suite iniziale “Il Necromante, Khurastos E La Prossima Vittima”.
Un approccio potente, con chitarre distorte che tuttavia sfociano
nella passione e devozione verso un genere di nicchia ma pur sempre
immortale, il Prog…quello vintage. C’è stato il
periodo Genesis, poi quello King Crimson ed oggi sembra che in Italia
la band di riferimento sia Van Der Graaf Generator, fra suoni grevi
ed oscurità. Solo un appunto per le voci non registrate all’altezza
dei suoni. Con la voce di Emoni Viruet si apre “Né Titolo
Né Parole”, brano dedicato all’indimenticabile
tastierista dei Deep Purple, Jonathan Douglas Lord. A rendergli giustizia
si aggiungono gli ospiti Lucassen e Dino Fiore. Una cavalcata epica
che vola sulla fantasia delle tematiche fantastiche da leggere all’interno
del libretto, in quanto il pezzo a parte le coralità, è
solamente strumentale. Questo accade anche con “La Risalita”,
composta da tastiere e cori, brano più breve dell’intero
lavoro ma anche il più introspettivo.
David Jackson ci delizia in “Apollo”, vero e proprio brano
sceneggiato, bellezza e cristallinità che solamente il genere
Prog può regalare. Personalmente riscontro anche frammenti
di Gentle Giant ed Area. Una prerogativa di questo nuovo disco dei
Pandora è la potenza, l’epicità relegata al servizio
del mutamento strutturale e sonoro tipico del genere, risultando tutto
più scorrevole e fondamentalmente ricco di sorprese.
Per descrivere un pittore come Ligabue, fra follia e pittura, serve
altrettanta instabilità e fantasia, “Tony Il Matto”
ospita nuovamente Jackson e la struttura canzone va a farsi un giro
anche nei meandri cari a Frank Zappa.
La luce di una persona non si spegne mai, neanche dopo la sua scomparsa,
questa è la forza dell’amore descritta in “Sempre
Con Me”, una verità che trova riscontro anche nella famosa
frase “una persona muore soltanto quando nessuno la ricorda
più”. Musicalmente un classico Prog vintage. Si chiude
l’album con la title track “Alibi Filosofico”, undici
minuti di Hard Prog ben eseguito e scorrazzante nel tempo.
I Pandora ritornano con un passo in avanti rispetto al pur valido
predecessore, comunque mi sento di consigliare loro di stare più
attenti alle voci. Un disco che deve far parlare di se in quanto ricco
di idee e buone intuizioni, variegato e scorrevole. Non mancatelo,
non inventatevi Alibi Filosofici, per voi già ci hanno pensato
i Pandora, da avere e basta. MS
Altre recensioni: Sempre e Ovunque Oltre il
Sogno
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