In una bella confezione cartonata ed un libretto interno finalmente
leggibile rispetto la quasi totalità dei relativi prodotti,
ritornano al pubblico i romani Pane. "Orsa Maggiore" prosegue
l'evoluzione artistica della band che giunge così al terzo
sigillo da studio.
Maurizio Polsinelli (piano), Vito Andrea Arcomano (chitarra), Ivan
Macera (batteria), Claudio Madaudo (flauto) e Claudio Orlandi (voce),
proseguono la ricerca sonora cominciata agli inizi degli anni degli
anni '90, in un connubio fra Jazz, Prog e frammenti di altre influenze.
La prima realizzazione risale al 2003 e porta il titolo "Pane",
mentre "Tutta La Dolcezza Ai Vermi" (Lilium /Venus) è
del 2008. L'odierno "Orsa Maggiore" è composto da
nove tracce, mentre la realizzazione grafica dell'artwork rappresenta
una tavola di Johannes Hevelius del 1960, con la raffigurazione stellare
dell'orsa maggiore.
Le note delicate del brano "L'Umore" addentrano l'ascoltatore
in un mondo fatto di cultura musicale, dove gli equilibri fra i suoni
sono equiparati. L'importanza del testo è pari a quella della
composizione sonora e sentita è l'interpretazione di Orlandi.
L'approccio è similare a quello di Tagliapietra nelle Orme,
non come voce, piuttosto per melodicità. Il flauto dona folclore
al quadro sonoro, un acquarello con molti colori. Il piano di "Gocce"
suona pioggia, mentre il flauto si esibisce in un tappeto variegato
che fa da controcanto.
La title track è prossima al cantautoriato d'elite italiano,
quello di Conte ed altri che sanno raccontare storie con profondità
e sentita interpretazione. Molta mediterraneità fra le note
e consapevolezza dei propri mezzi. "La Pazzia" è
uno dei frangenti più alti dell'album fra piano, flauto e chitarra
acustica, in equilibrio con i testi pari ad una poesia. Vocalizzi
all'inizio di "Samaria" portano all'ascolto di questo brano
liberamente adattato da "Lamento Del Viaggiatore" di Gesualdo
Bufalino. In "Tutto L'Amore Del Mondo" fa comparsa l'ospite
Bob Salmieri (Milagro Acustico) con il suo Tambur con archetto.
Aleggia nell'intero corso dell'ascolto una leggera e permanente sensazione
di malinconia che tocca l'anima e fa pensare. "Fiore Di Pesco"
è un altro affresco sonoro che immortala immagini grazie al
piano di Polsinelli ed all'interpretazione sentita e vigorosa di Orlandi.
C'è spazio persino per richiami al Prog anni '70 e ad un approccio
stilistico caro alla "Mela Di Odessa" degli Area, anche
se in questo caso il tappeto sonoro non è Jazz ma Folk, il
brano si intitola "Cavallo". Riscontro analogia anche con
gli italiani Altare Thotemico e questo sta a testimoniare un importante
peso della liricità, oltre che della personalità. Il
disco è concluso con "Alla Luna", altro frangente
acustico delicato.
Pane ritornano con questo disco profondo nel quale non si corre, ci
si ferma a pensare, prerogativa attualmente rara che sicuramente fa
la differenza tra la miriade di realizzazioni discografiche. Miscela
fra Folk e poesie ben confezionata e registrata.
Assolutamente da avere. MS
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