Ho scelto il terzo album per parlare del cantautore romano successivamente
trasferitosi a Milano Mauro Pelosi. Il terzo perché ha radici
oramai profonde, inestirpabili. Il carattere e la personalità
del chitarrista sono rodati e note agli ascoltatori degli anni ‘70.
In realtà l’esordio discografico risale al lontano 1972,
con l’album dal titolo “La Stagione Per Morire”
(Polydor Records), un disco che coglie di sorpresa molti addetti ai
lavori, in quanto già radicato in un pessimismo che diventerà
nel tempo il suo leitmotiv. Un cantautore impegnato, come si soleva
dire in gergo, contemporaneo di Claudio Rocchi, Claudio Lolli, Alan
Sorrenti, De Andrè, Guccini e molti altri ancora. Segue nel
1973 un album a sua volta molto bello, dal titolo “Al Mercato
Degli Uomini Piccoli” (Polydor Records), per poi latitare dai
negozi di dischi fino al 1977, anno non proprio brillante per questo
genere che comunque va ad attingere anche in quel calderone di nome
Rock Progressivo.
“Mauro Pelosi” è arrangiato nuovamente da Pinuccio
Pirazzoli, oramai suo fido amico e gode della collaborazione di artisti
come Edoardo Bennato, che suona l'armonica a bocca in “L'investimento”,
Bamby Fossati (Garybaldi), Lucio Fabbri violino in “Una Lecca
Leca D’Oro” e Ricky Belloni dei New Trolls alle chitarre.
I testi sono bellissime poesie, riflessioni di vita vissuta, quasi
sempre amare, nelle quali coesistono paure, insicurezza ed amore.
Un disco drammatico, la voce è dolce e allo stesso tempo graffiante
ed incisiva, tuttavia l’iniziale “La Bottiglia”
musicalmente si alterna fra tristezza ad un quasi Reagge. Esplicativo
il testo: “Ti regalerò una bottiglia vuota perché
non ho mai avuto un giardino incantato”. “Luna Park”
non è distante dal brano precedente, in esso aleggia una nota
di malinconia dettata dalla narrazione di una vita abbastanza triste
che stride con la musica da Luna Park che fa da accompagnamento. Importanti
i ritornelli. Dolcissima con chitarra arpeggiata “Ho Trovato
Un Posto”, supportata da arrangiamenti semplici ma efficaci.
Molti di voi all’ascolto potrebbero sentenziare che De Andrè
in confronto è un allegro buontempone, ma anche Pelosi sa divertirsi
a modo suo come in “Una Lecca Lecca D’Oro”. Azioni
umane ne “L’investimento”, depressione in “Una
Casa Piena Di Stracci” mentre “Alle 4 Di Mattina”
gode di un piano che sgocciola note ariose sopra la voce irritata
e perentoria di Pelosi. Un grande interprete di testi importanti,
riesce a modulare la voce in maniera anche sorprendente come nello
stupendo finale dal titolo bizzarro “Ho Fatto La Cacca”.
Questo brano è un capolavoro per rabbia, ironia amara e musica.
“Compagni miei dal 68 ad oggi quanti Blue Jeans c’hanno
venduto. Voglio essere un cane, di quelli che fanno l’amore
in mezza alla strada tra la faccia schifata dei passanti, circondato
da bambini liberi, ed altri cani come me… e tutti insieme, tutti
quanti insieme andare in giro….. A MORDERE!”. Dovete ascoltare
però come viene cantata.
Questo album, come dicevo in precedenza, esce in un momento “no”
per il genere e non raccoglie i dovuti frutti, quasi un fallimento.
Per questo lo amo, lo sento anche più mio, ed anch’ io
con lui vado in giro…a mordere. MS
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