Ivo Perelman è un saxofonista di origine brasiliana particolarmente
prolifico (dal 2010 ha pubblicato qualcosa come sei dischi all’anno
di media) e che nella sua vita ha suonato diversi strumenti con profitto,
per poi concentrarsi sul sax tenore. In questo disco, il settimo realizzato
nel 2013 dal nostro, lo troviamo in compagnia di Joe Morris al basso
(in realtà è conosciuto come chitarrista ed è
la prima volta che incide un album suonando il basso) e del batterista
Balazs Pandi. La formazione di Ivo è jazz sperimentale, le
sue radici partono da Coltrane e arrivano all’avanguardia più
estrema e radicale della scuola di Albert Ayler, in altre parole siamo
nel free jazz più estremo.
Il disco si compone di sei lunghi brani per una maratona strumentale
nel jazz più esasperato, con lunghe fughe prive di melodie
riconoscibili. Perelman è un vero virtuoso, del resto pure
gli altri due non scherzano, e ci sommerge letteralmente di note,
sparate con grande velocità e creatività, mentre la
sincronia tra i tre è sorprendente, di sicuro è l’aspetto
più coinvolgente del disco, non si ha mai l’impressione
che questi musicisti suonino a caso, anche se non è sempre
facile seguire le loro evoluzioni. Un territorio dove l’improvvisazione
è tutto ed è difficile parlare di brani, spesso la musica
che si ascolta è irritante, graffia, stride, urla, ma siamo
in un tempo talmente pieno di contraddizioni che non è difficile
leggere questa musica in chiave contemporanea, in un certo senso sembra
la perfetta colonna sonora della nostra società attuale.
Non è facile approcciarsi ad un disco come questo, perché
il free jazz non è proprio per tutti, però questi tre
musicisti si levano una bella spanna sopra la media e credo che questo
sia un ottimo biglietto da visita. GB
Sito Web
|